Non è mio costume intervenire nei confronti tra gli eletti nei nostri Comuni, ma il dibattito scaturito dall’iniziativa di una consigliera comunale di Casalgrande merita più di una riflessione. L’antefatto è in questo articolo del Carlino di Reggio, che ringrazio per aver pubblicato anche le posizioni mie e dell’onorevole Andrea Rossi. Di seguito il mio contributo in forma integrale e l’articolo odierno.

(10 novembre 2023) Nel merito, la proposta di legge di iniziativa popolare “un cuore che batte” caldeggiata dalla consigliera fa il paio con altre – penso al disegno Gasparri sui diritti del concepito depositato in Senato – che le destre al governo hanno cercato di imporre per indebolire prima di tutto l’autodeterminazione della donna e poi la Legge 194 che la tutela, con equilibrio, nell’ambito della procreazione consapevole e responsabile.

In Regioni governate dal centrodestra come Umbria, Veneto e Marche abbiamo raccolto numerose segnalazioni, riprese dalla stampa, di comportamenti ostativi alla libera scelta della donna nonché di indebite pressioni psicologiche quali, appunto, l’obbligo di ascoltare il battito del feto. Per questo già un anno fa abbiamo chiesto e ottenuto dalla Giunta dell’Emilia-Romagna rassicurazione sui percorsi e trattamenti a cui le donne accedono quando scelgono di interrompere una gravidanza, affinché l’IVG sia sempre sicura, tempestiva e rispettosa della loro volontà. Noi continuiamo a presidiare la corretta applicazione della 194 avendo su tutto una preoccupazione e un impegno: evitare alle donne ulteriori e inutili sofferenze oltre che il ritorno di un atteggiamento colpevolizzante che lede la dignità delle persone e ci riporta ai tempi bui della clandestinità. Nessuna esigenza medica e di salute richiede questa pratica, piuttosto le donne hanno bisogno di piena accessibilità al servizio, personale competente, una presa in carico solerte, ascolto e sostegno per un consenso informato. Questo si deve garantire nella rete dei Consultori di uno Stato di diritto e laico.

Quanto al tenore del dibattito politico in corso, ritengo che a fronte di un’iniziativa della maggioranza quanto meno discutibile, bene abbiano fatto i consiglieri Pd e i Giovani Democratici a riportare la questione sull’asse della legalità e della tutela dei diritti femminili e della libertà riproduttiva. Una certa perplessità invece genera l’atteggiamento pilatesco del Sindaco Daviddi che, per funzione e per quanto di competenza, deve garantire l’accesso ai servizi nei termini di legge e non secondo le opinioni che di volta in volta si possono esprimere nei dibattiti consiliari. Forse una sua risposta sarebbe gradita alle cittadine e ai cittadini di Casalgrande, perché troppo spesso nella storia l’atteggiamento apparentemente neutro o imparziale sulla condizione femminile ha celato discriminazioni e limitazioni alle libertà delle donne.