(14 ottobre 2023) Ho partecipato a Rimini alla Festa nazionale dell’associazione politica DEMS, una tre-giorni dedicata all’approfondimento dei temi cruciali del momento e delle prospettive future del centrosinistra, del Partito Democratico, dell’Italia e dell’Europa che vogliamo. Nel panel sulla leadership femminile e femminista ho sottolineato quanto siano centrali le politiche di parità per contrastare le disuguaglianze e cambiare il modello di sviluppo e convivenza.

“Donne e potere: un altro genere di leadership” è il dibattito cui ho preso parte da relatrice, che ha intercettato inevitabilmente tutti i temi, a partire dal lavoro, su cui la politica misura la sua capacità di trovare soluzione possibile a diseguaglianze insostenibili e insopportabili violenze. La leadership escludente e non condivisa, che da sempre connota il potere di stampo patriarcale, ha dimostrato in ogni fase della storia l’incapacità di determinare prosperità e convivenza pacifica. Eppure, tanti sono i falsi miti che vengono alimentati e guidano scelte, da quello del leader forte solo al comando sino ai complottismi che paventano il caos derivante dalla (presunta) fine di un modello tradizionale di famiglia e di un modello cristallizzato di ruoli attribuiti a donne e uomini. La condivisione tra generi delle responsabilità di cura, sociali ed economiche, pubbliche e private, è l’orizzonte che perseguiamo con buona pace di quanti respingono o mortificano la partecipazione delle donne, alimentando solo paure.

“Il” presidente del Consiglio Giorgia Meloni neutralizza e nega, sin dalla scelta linguistica, la possibilità di concepire una leadership femminile e plurale, ovvero realmente rappresentativa. In generale, ritengo che la “politica della paura” che sostituisce la cultura democratica è la sola sostituzione davvero da temere. In particolare, le donne fanno paura perché il loro protagonismo mette in discussione un ordine stabilito da millenni e perché presidiano con coraggio i temi più scomodi. In Italia e in Europa le donne hanno contribuito e stanno contribuendo in modo determinante alla cultura e costruzione democratica e oggi in molti Paesi autocratici sono alla testa dei movimenti di liberazione. Ovunque pagano il prezzo più alto delle politiche liberticide. Ogni tentativo di ricacciare le ragazze e le donne in desueti recinti di ruolo e mettere in discussione la democrazia paritaria, va contrastato con nettezza, affermando la necessità del punto di vista femminile per modificare le dinamiche che sin qui hanno guidato il mercato, l’economia, lo sviluppo.

I segnali positivi ci sono e vanno ben interpretati e nutriti dalla politica. Tra questi, il Premio Nobel per l’economia a Claudia Goldin, che ha fondato la propria ricerca anche sulle esperienze di lavoro e sulle testimonianze delle donne, dimostra che siamo in cammino e che il nuovo paradigma di sviluppo sostenibile deve fare i conti con la vita vera. Un partito plurale e democratico come il PD sa unirsi e unire le forze progressiste per parlare a tutte le persone, dimostrando che la lotta alle diseguaglianze e alla povertà è leva di benessere collettivo, che il potere va condiviso e un solo punto di vista – quello patriarcale – non libera né rende sicura nessuna società al mondo. Diceva Tina Anselmi di sé giovanissima entrata nella Resistenza: “Capii allora che per cambiare il mondo bisognava esserci”. Noi ci siamo. Prezioso come sempre il contributo della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, delle senatrici Cristina Tajani e Valeria Valente, della deputata di Sinistra Italiana Elisabetta Piccolotti, della capogruppo PD in Veneto Vanessa Camani. Di seguito il video dei panel DEMS del 14 ottobre dedicati in particolare al futuro del Partito e alle politiche per la parità: