(12 ottobre 2023) Assieme alle colleghe Democratiche in Regione ho affrontato con una Interrogazione alla Giunta il problema emerso in questi giorni del rischio di cancellazione dal registro nazionale del Terzo settore delle storiche associazioni Unione Donne in Italia. Di seguito il comunicato che oggi abbiamo inviato alla stampa che si è occupata del caso.
«È abbastanza paradossale che proprio UDI, Unione Donne in Italia, sia costretta ad aprire agli uomini la sua base associativa per non perdere l’iscrizione al Registro nazionale del Terzo settore, chiediamo che il Ministero alle politiche sociali trovi una soluzione rispettosa della Costituzione, della legge e dell’identità di questa storica associazione.» Con queste parole la Consigliera PD e portavoce regionale delle Democratiche, Roberta Mori, motiva l’interrogazione depositata oggi in Assemblea a sua prima firma, che affronta il problema evidenziato nei giorni scorsi da alcune rappresentanti UDI sulla stampa, ripreso in un articolo anche dalla Ministra alle pari opportunità Roccella, che si schiera con UDI solo a parole, polemizzando con la Regione Emilia-Romagna e con il PD senza dare un contributo di competenza.
Come ricorda l’atto, le associazioni UDI di Modena, Ferrara e Ravenna hanno ricevuto dall’Ufficio RUNTS dell’Emilia-Romagna la richiesta modificare il proprio statuto in quanto “discriminatorio” secondo l’interpretazione pedissequa della disciplina del Terzo settore, pena l’avvio della procedura di cancellazione dal Registro Unico e la relativa perdita di opportunità e sostegni da fine ottobre. «Con l’attuazione della nuova disciplina la Regione si limita ad applicare la legge e relativi circolari del Ministero e di certo, come qualsiasi altra Regione, non ha più competenza nel merito dei requisiti che le associazioni devono possedere, però – sottolinea Mori – condividiamo lo sconcerto di UDI nel ricevere tale richiesta, che snatura la finalità costitutiva di un’associazione nata per realizzare l’art. 3 della Costituzione attraverso un percorso di emancipazione delle donne necessario fino a quando l’uguaglianza tra donne e uomini non si può dire compiuta.»
Da qui l’interrogazione su come la Giunta dell’Emilia-Romagna intenda sostenere presso il Ministero una interpretazione diversa, applicabile per tutte le UDI italiane, della legge sul terzo settore per le APS. «Dando per assodato che le associazioni di promozione sociale devono essere libere e democratiche, – spiega – un approccio giuridico da sempre corretto unisce il sacrosanto principio di non discriminazione a quelli di ragionevolezza e coerenza, nel caso specifico coerenza al sistema di finalità e valori fondativi in cui la persona associata, o che vuole iscriversi, deve potersi riconoscere.» In altre parole, se UDI è unanimemente riconosciuta come “casa” delle donne, può essere coerente e ragionevole che siano loro a decidere se rinunciare o meno a questo pezzo di identità.
«Sollecitiamo una riflessione e magari una nuova circolare interpretativa del Ministero e nel frattempo, una sospensione a beneficio delle associazioni, ma in tutto questo – rimarca la Consigliera Democratica – è incredibile che una Ministra alle pari opportunità faccia speculazione politica sulla pelle di UDI, prendendosela con la maggioranza in Regione e con il PD di Elly Schlein, senza fare l’unica cosa che è in suo potere, ovvero chiedere alla collega di governo Calderone di attivarsi subito. Rispediamo al mittente la sterile provocazione e chiediamo anche a Eugenia Roccella di assumersi le proprie responsabilità» – conclude la Democratica. L’atto presentato e che presto discuteremo con la Giunta in Commissione Parità si LEGGE QUI.
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