(28 settembre 2023) Oggi abbiamo compiuto un passo decisivo per politiche pubbliche di qualità, per istituzioni moderne e realmente democratiche. L’antefatto è un mio emendamento alla legge regionale Europea che aggiunse un nuovo articolo alla Legge quadro per la parità, l’art. 42 bis: “… La Regione Emilia-Romagna, al fine di conseguire l’applicazione del principio di eguaglianza tra donne e uomini e l’effettiva parità tra i generi in ogni ambito della società, effettua di norma la valutazione dell’impatto di genere ex ante per migliorare la qualità e l’efficacia delle leggi regionali … individua, tra gli ambiti prioritari a cui applicare la valutazione… lavoro, salute, welfare, educazione, cultura, sport, formazione, cooperazione internazionale, sviluppo, agenda digitale.” Era il 2021, il periodo della crisi pandemica e della she-cession, quando la Conferenza delle Donne Democratiche e il Gruppo PD hanno lanciato dall’Emilia Romagna la necessità di accelerare il contrasto alle diseguaglianze e varato la strategia chiamata Women New Deal, ispirata da Agenda 2030 dell’ONU e dalle più avanzate politiche UE per l’equità e l’inclusione di genere.
Oggi in Commissione Parità con l’Assessora Barbara Lori abbiamo analizzato, discusso e approvato il Regolamento per la VIG ex ante (preventiva) della Giunta regionale, rendendo operativa anche questa fondamentale innovazione. Fondamentale perché, per la prima volta in una Regione e in Italia, si riconosce concretamente che le leggi non sono mai neutre negli effetti sulle donne e sugli uomini e che la loro sostenibilità, oltre che efficacia, dipende non soltanto dalla copertura finanziaria o dal rispetto, ad esempio, di parametri ambientali e territoriali, ma anche e in misura rilevante dal rispetto di “parametri paritari”, ovvero quelli che intercettano l’esatto peso di una norma in termini di uguaglianza sostanziale. La valutazione di genere ex ante, effettuata cioè prima del varo delle norme, è una vera e propria rivoluzione, in quanto fa uscire – potenzialmente una volta per tutte – le politiche di sostegno e tutela dei diritti personali dal recinto del “buonismo” e dalla residualità di un diritto paritario incompiuto.
Prevenire e contrastare storture e stereotipi sessisti, colmare il divario di genere in ambito sociale e nel mercato del lavoro, raggiungere la parità nella partecipazione istituzionale e ai diversi settori economici, sono obiettivi di vero progresso alla nostra portata, ora che, con il Regolamento e l’istituzione del Nucleo Operativo d’Impatto NOI, completiamo in Regione Emilia-Romagna la nostra “cassetta degli attrezzi”, dopo il gender mainstreaming, il Bilancio di genere e le altre valutazioni ex post. Come le categorie produttive e industriali sanno bene, la democrazia paritaria è un fattore sistemico di crescita e competitività, lo dicono Banca d’Italia e ogni serio studio economico. Politiche “libere” alla fonte da elementi discriminanti producono ricchezza, perché evitano ricadute ingiuste da sanare e costi impropri, perché includono risorse umane utili allo sviluppo e abbattono sacche di povertà e violenza che gravano sulla società tutta e sullo Stato. Non è un caso se la certificazione della parità di genere, prevista dal PNRR e da leggi PD ora ignorate dal Governo, è un elemento di qualità su cui puntano sempre più imprese di successo e aziende anche medio-piccole per consolidarsi.
Nel merito del Regolamento, su cui torneremo presto, soltanto qualche dettaglio. Per valutare in modo preventivo e strutturale l’impatto di genere (diretto e indiretto) di un qualsiasi progetto di legge, il Regolamento individua 14 parametri di parità molto precisi: accesso alla formazione scolastica e professionale; accesso ai servizi alla persona, di welfare e di conciliazione vita-lavoro; accesso al trasporto pubblico locale; equa ripartizione dei ruoli di governance e decisionali nel settore oggetto della normativa; accesso ai servizi sanitari e di tutela della salute; accesso all’imprenditoria femminile e alle libere professioni; accesso alle cariche pubbliche; accesso delle donne nei settori lavorativi a prevalenza maschile di area scientifica e tecnologica e degli uomini a settori lavorativi a prevalenza femminili legati alla cura; equa ripartizione dei compiti di cura all’interno del nucleo familiare; parità salariale; presenza di stereotipi di genere discriminanti, anche legati ai ruoli maschile e femminile, all’identità di genere e all’orientamento sessuale; divario tra lavoratrici con prole e senza prole; effetti della violenza di genere. 33 sono gli indicatori tecnici che il Nucleo Operativo d’Impatto utilizzerà sui progetti di legge regionali, a verificarne equità e costi/benefici di genere prima della loro approvazione.
Oggi è partita una rivoluzione che abbiamo seminato nel periodo della crisi pandemica per contrastarne gli effetti drammatici sulle donne, destinata a cambiare profondamente le politiche pubbliche insieme alla consapevolezza dell’intera società regionale rappresentata nel Patto per il Lavoro e il Clima.
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