(26 luglio 2023) L’approvazione dei Programmi “Attività Produttive” e “per la Ricerca industriale, l’Innovazione e il Trasferimento tecnologico” 2023-2025, di cui sono stata relatrice, intercetta appieno la strategia europea e più avanzata di sviluppo sostenibile. Con quel valore aggiunto proprio della nostra terra: un riformismo pragmatico che non si accontenta mai dello status quo, che innova per includere, che utilizza una metodologia orizzontale e mai gerarchica, con l’obiettivo di crescere insieme, nessuno escluso. Investiamo quasi 3,6 miliardi di euro tra fondi comunitari e regionali attenendoci a priorità trasversali che sono sostenibilità ambientale ed equità, innovazione digitale e trasferimento tecnologico alle PMI, formazione delle competenze che garantiscano sviluppo e occupazione di qualità e duratura nel nostro sistema. L’obiettivo di fondo è accompagnare il cambiamento strutturale del mercato del lavoro e dell’ecosistema per evitare che le trasformazioni in atto e la troppa discontinuità lavorativa, diventino trappole di precarietà. Ecco di seguito il mio intervento in Aula e QUI il provvedimento approvato.
ASSEMBLEA LEGISLATIVA – mercoledì 26 agosto 2023 – Intervento della Relatrice
Con il “Programma Regionale Attività Produttive e il “Programma Regionale per la Ricerca industriale, l’Innovazione, il Trasferimento tecnologico” 2023-2025 la Regione Emilia-Romagna porta a compimento una programmazione ambiziosa e, al tempo stesso, potenzia una strategia che intercetta appieno quella europea e più avanzata di sviluppo sostenibile. Con un valore aggiunto, però, che è proprio della nostra terra: quel riformismo pragmatico che non si accontenta mai dello status quo, che innova per includere, che utilizza una metodologia sostanziale orizzontale e mai gerarchica… con l’obiettivo di crescere insieme, nessuno escluso. La forza di una Regione è data da un insieme di fattori economici, produttivi, infrastrutturali, materiali e immateriali; da fattori di resilienza e coesione sociale che non si improvvisano ma vengono da lontano, dal tessuto culturale e valoriale che lega tutti i soggetti che concorrono alla vita della Comunità; non da ultimo la forza di una regione è data dalla capacità politica – e di governance pur nei limiti oggettivi di contesto – di innovare processi e strumenti e la loro accessibilità, per gestire al meglio le trasformazioni. Integrare tutti questi fattori perché dispieghino il loro potenziale attorno a obiettivi condivisi, è il lavoro che ci impegna a tutti i livelli, che ha innervato anche questo provvedimento configurandolo quale passaggio programmatorio coerente e fondamentale.
I Programmi completano infatti il quadro coordinato e interrelato costituito dal Patto regionale per il Lavoro e per il Clima sottoscritto il 14 dicembre 2020, dal Documento Strategico Regionale, dai Programmi Regionali del Fondo sociale europeo PLUS e del FESR -con alla base la Strategia di specializzazione intelligente (S3)- dei quali ricordo si sono svolti recentemente i Comitati di sorveglianza a Ravenna con l’attestazione di qualità realizzativa da parte della Commissione Europea. Il passaggio che si compie oggi è stato preceduto da una lunga fase consultiva e di partecipazione dei vari rappresentanti del territorio regionale, che hanno concorso all’elaborazione dei Programmi in linea anche con quanto previsto dalla L.R. n. 15/2018 e s.m.i. “Legge sulla partecipazione all’elaborazione delle politiche pubbliche”. Sono stati coinvolti e protagonisti del percorso: tutti i soggetti firmatari del Patto Regionale per il Lavoro e per il Clima; la Conferenza Regione Università (CRU); Art-ER e in particolare il suo Comitato Tecnico Scientifico composto da rappresentanti degli atenei emiliano-romagnoli, Centri di ricerca e altri attori significativi nel campo della ricerca e innovazione nel contesto regionale; poi il Tavolo Regionale Imprenditoria (che ricordiamo rappresenta oltre 330mila imprese ovvero il 75,5% di quelle attive in Emilia-Romagna con quasi 1milione e 300mila addetti, il 69% del totale); e, non da ultimo, il Consiglio delle Autonomie Locali, che ha dato parere favorevole lo scorso aprile. Gli incontri tematici con i portatori di interesse – quali enti pubblici e locali, enti di ricerca e formazione, le Università, le imprese, le associazioni di categoria, i liberi professionisti, le associazioni ambientaliste e di promozione sociale, i sindacati e gli istituti bancari – hanno permesso di approfondire gli aspetti legati al posizionamento della Regione Emilia-Romagna in termini di contesto produttivo, evoluzione socio-economica negli ultimi anni, specializzazioni produttive, evoluzione del mercato del lavoro; aggiornando altresì le procedure che hanno condotto alle programmazioni e finanziamenti derivanti da Fondi Strutturali Europei e da altre iniziative a livello europeo e nazionale; il che ha consentito un coordinamento per certi versi inedito degli interventi all’interno di questi Programmi.
A conclusione, dunque, di una lunga attività di elaborazione e concertazione, nonché dopo passaggi altrettanto rilevanti di ascolto degli stakeholders come descritti, l’approfondimento in udienza conoscitiva è stato per certi versi illuminante sia per la condivisione degli obiettivi sistemici, ma ancor più per gli strumenti di collaborazione per realizzarli. In particolare, i Clust-ER sono considerati “agenti di cambiamento” e strumento efficace per supportare la rete industriale e delle PMI nel fondere ricerca, impresa e formazione, creando un contesto fertile per l’elaborazione di strategie e progetti allenando i protagonisti dello sviluppo al faticoso ma davvero sfidante modus operandi della condivisione. Un esempio virtuoso che ho avuto modo di incrociare è il progetto transnazionale europeo DEBUTING di cui ART-ER e la Regione sono partner insieme ad altri dieci Paesi, che punta sull’uguaglianza di genere come fattore di competitività delle Piccole e Medie Imprese (PMI) ed elemento strategico per lo sviluppo industriale in Europa.
Dopo l’approfondimento in sede consultiva in Commissione Territorio Ambiente Mobilità e di intervento emendativo con il concorso attivo dei colleghi/e nella Commissione referente Politiche economiche, siamo oggi in grado di approvare in via definitiva due Programmi pluriennali di fondamentale importanza, che intervengono sulle politiche industriali, per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico sull’intero nostro territorio, consolidando l’attuazione delle nostre programmazioni europee. La base normativa dei Programmi è la legge regionale 21 aprile 1999 n. 3 che, agli artt. 54-55, prevedeva di dotarsi di un piano triennale in materia di attività produttive (PRAP), nonché la legge regionale del 14 maggio 2002, n. 7, che ha previsto l’approvazione da parte dell’Assemblea Legislativa, all’interno dello stesso PRAP, di un Programma regionale per la ricerca industriale, innovazione e trasferimento tecnologico (PRRITT) che, tra le varie finalità, avesse quella dello sviluppo nel territorio regionale di una rete di “Laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico” o “Centri per l’innovazione”.
Da queste due leggi, il quadro europeo e nazionale si è fatto via via estremamente complesso. Basti infatti pensare all’intreccio con le linee di azione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con le nuove programmazioni europee FSE+ e FESR ma anche con i programmi pluriennali a diretta regia della Commissione Europea (come il programma Horizon Europe). E tutto ciò per un ventaglio molto esteso di politiche che non si legano più unicamente agli interventi a favore delle attività produttive, ma si estendono alla promozione del capitale umano e per l’occupazione di qualità, nonché al sostegno della ricerca scientifica e industriale. Dunque, i Programmi in esame completano l’intero quadro delle programmazioni regionali, avendo anche come priorità trasversali i temi della sostenibilità e dell’equità, dell’innovazione digitale, delle competenze strategiche per garantire sviluppo e occupazione di qualità e duratura nel nostro sistema; per accompagnare il cambiamento strutturale in corso del mercato del lavoro e non lasciare che i percorsi di trasformazione e sviluppo e la troppa discontinuità lavorativa, diventino trappole di precarietà. Affinché il rafforzamento della ricerca e dell’innovazione in chiave tutta proiettata alla sostenibilità dello sviluppo, all’attrattività di luoghi e di contesti che facciano la differenza… come la nostra Romagna ha fatto, fa e farà la differenza anche nella capacità di ripensarsi nella ripresa. In coerenza con la Strategia Regionale Agenda 2030 e con gli indirizzi condivisi nel Patto regionale per il Lavoro e il Clima, i Programmi assumono i cambiamenti radicali che il contesto economico e produttivo ha vissuto negli ultimi venti anni, le ricadute sociali di trasformazioni digitali e ambientali che hanno una dimensione epocale e globale, ma anche gli enormi passi in avanti compiuti da questa regione grazie al suo ecosistema per la ricerca e l’innovazione, che mai si disgiunge dall’infrastrutturazione sociale.
Oggi la Commissione Europea riconosce l’Emilia-Romagna come uno “strong innovator” nella classifica annuale fra 240 regioni europee sulle performances delle politiche per l’innovazione e la ricerca scientifica. L’incessante apertura della nostra economia al commercio con l’estero è un altro aspetto da ricordare: tra il 2001 ed il 2021, la variazione media annua dell’export è risultata pari a +4,3% e questo ha fatto sì che il rapporto export su PIL in Emilia-Romagna abbia raggiunto il valore di ben il 44,8%, portandoci ai vertici nel contesto italiano anche per questo aspetto. Tra le “dimensioni” che meritano più attenzione e vanno governate con l’approccio strategico integrato che ci connota, vi è l’”inverno demografico”. La riduzione costante della fascia più giovane della forza lavoro è uno dei risvolti di questa tendenza che minaccia alla base la competitività del sistema in termini di produzione globale, di produttività media, di futuro. Nel campo essenziale del capitale umano, occorre fare ancora molto, percorrendo con determinazione la direzione già intrapresa qui in virtù di nostre leggi e programmazioni: per aumentare il numero di persone con titoli di istruzione terziaria e universitaria, per ridurre la quota dei cosiddetti cervelli in fuga (e qui interviene anche la legge talenti), per colmare divari di genere formativi e di accesso al mercato del lavoro che frenano il contributo paritario allo sviluppo e di conseguenza, frenano benessere e crescita.
Per questo, ancora una volta in coerenza con l’approccio inclusivo che ci è proprio, abbiamo emendato la parte di impostazione e di “guida” del PRAP con la strategia che ulteriormente supporta e ispira in modo integrato e trasversale lo sviluppo sostenibile, le Governance societarie sostenibili, i processi di innovazione economica e sociale delle filiere produttive e le trasformazioni tecnologiche e digitali in atto: ovvero la Strategia per la Parità di genere 2020-2025 COM (2020) 152 final che, in linea con l’Obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030, introduce accanto al Green Deal la piattaforma di Women New Deal già inserita nella “Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere”, con il suo approccio intersezionale di interventi, azioni e investimenti che, tra l’altro, sta favorendo con risultati tangibili il consolidamento, lo sviluppo e l’avvio di attività imprenditoriali a conduzione femminile (o con maggioranza dei soci donne secondo quanto previsto dall’articolo 53 del decreto legislativo n. 198 del 2006), sta promuovendo la presenza delle donne nelle professioni, la formazione STEAM, l’organizzazione equity oriented del lavoro e della rete annessa di servizi di conciliazione, in coerenza non solo con le priorità del Patto per il lavoro e il clima ma non secondariamente, con il gender impact assessment regionale, che è parte integrante della valutazione e del monitoraggio di ogni politica strutturale.
Venendo velocemente alla struttura dei provvedimenti oggi in approvazione, il Piano Regionale Attività Produttive distribuisce i suoi interventi in dodici aree di lavoro, i cui titoli sono i seguenti:
- Ricerca e innovazione per le imprese e le filiere;
- Infrastrutture e reti per la ricerca e innovazione;
- Sviluppo, sostenibilità, attrattività e promozione dei territori;
- Investimenti e produzioni sostenibili per le imprese e le filiere;
- Digitalizzazione delle imprese e delle filiere;
- Internazionalizzazione e attrattività delle imprese;
- Creazione e accelerazione di impresa;
- Imprese culturali e creative;
- Imprese e innovazione sociale;
- Interventi per le professioni e per il lavoro autonomo;
- Finanza per lo sviluppo sostenibile e la crescita delle imprese;
- Governance, promozione e assistenza tecnica.
Il Piano Regionale per la Ricerca, l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico è invece concentrato su azioni che coincidono e si intrecciano con quattro aree di lavoro già citate nel PRAP, che sono:
- Ricerca e innovazione per le imprese e le filiere;
- Infrastrutture e reti per la ricerca e innovazione;
- Creazione e accelerazione di impresa;
- Governance, promozione e assistenza tecnica.
In particolare, le Azioni PRRIITT danno piena attuazione alle priorità trasversali dei due programmi, fra cui il sostegno alla sostenibilità (dei territori e delle attività produttive), all’apertura internazionale dei contesti, all’imprenditorialità, alla dinamicità dei mercati del lavoro, all’innovazione e alla vivacità degli ecosistemi per la ricerca. Al proposito, voglio qui integrare le competenze citate all’inizio, con la rete dei Tecnopoli, la rete dei laboratori aperti, la rete dei laboratori MAK-ER sulla filiera della motoristica e FOOD-ER del food, la Bologna Business School di Alma Mater per il management, il Consorzio CINECA, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ENEA, ecc,
L’elaborazione dei due programmi ha richiesto, come previsto dalla normativa vigente in materia ambientale, l’attuazione delle fasi di valutazione ambientale strategica. Regione, ARPAE, Agenzia regionale per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile, AUSL, Amministrazioni Provinciali, Città Metropolitana di Bologna; tutti i Comuni della Regione Emilia-Romagna; gli Enti parco, le amministrazioni regionali limitrofe, il Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per l’Emilia-Romagna e le soprintendenze archeologiche hanno ciascuno per propria competenza e in modo coordinato, contribuito a tutte le fasi di VAS. I suoi esiti si concretizzano in raccomandazioni inviate da parte dell’Autorità ambientale che non modificano direttamente i contenuti del Programma, ma che prescrivono criteri a cui attenersi in fase di attuazione e monitoraggio dello stesso, avendo sempre come stella polare gli Sdgs dell’Agenda 2030 dell’ONU, per promuovere condizioni di sviluppo sostenibile sia per quanto riguarda il cambiamento climatico, consumo di suolo agricolo, patrimonio culturale e paesaggistico in primis.
Il monte finanziario riportato all’interno del PRAP 2023-2025 riassume il contributo finanziario alle diverse azioni presenti nelle aree di lavoro. L’importo globale stimato arriva a più di 3 miliardi e mezzo di euro che deriva dal contributo del PNRR, dei programmi regionali FESR e FSE+, del programma Horizon Europe per la ricerca scientifica e il trasferimento tecnologico, con il loro impatto stimato per tutto il territorio regionale. A queste fonti finanziarie si aggiungono risorse che, per ora, assestiamo a circa 500mila euro sul bilancio regionale. Desidero ringraziare per aver seguito e supportato sempre i nostri lavori l’Assessore Colla e la Direzione generale conoscenza, ricerca, lavoro, imprese, la d.ssa Diazzi, in particolare il dottor Marzano e la d.ssa Maini. Ringrazio per l’approfondimento e la collaborazione tutte le colleghe, a cominciare dalla presidente Rontini, e tutti i colleghi e funzionari delle Commissioni.
Anche a causa di eventi che prima definivamo imprevedibili e straordinari ma che sono ormai all’ordine del giorno, l’impegno di investimento e di prospettiva che mettiamo in campo diventa ancora più strategico per la nostra resilienza, affinché nulla riesca a spezzare il legame virtuoso che tiene insieme l’Emilia-Romagna, la sua apertura al mondo, il suo posizionamento in termini di capacità competitiva e dinamica, il suo stare in alto nell’Europa dei diritti e delle competenze avendo ben chiaro il concetto di economia sociale e di capitale umano. In questo che è l’anno europeo delle competenze formalmente inaugurato il 9 maggio scorso dall’Unione europea, tante sono le sfide per un rafforzamento competitivo e della crescita del comparto produttivo senza mai dimenticare di coniugare lo sviluppo con la giustizia sociale e il contrasto alle disuguaglianze.
Grazie Presidente.
Roberta Mori
VEDI ANCHE:
Leave A Comment