In Commissione Parità e diritti abbiamo impegnato la Giunta, con una nostra Risoluzione, ad avviare in collaborazione con Anci ed Enti Locali la circolazione delle buone pratiche esistenti sull’accesso all’identità alias per le persone transgender o in percorso di transizione, per consentire ai diversi enti di adottare indirizzi e pratiche uniformi in materia, consultando l’Osservatorio attivato dalla legge regionale 15/2019 contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere.

Il primo passo, infatti, è consultare le associazioni LGBTQI+, rappresentate nell’Osservatorio regionale, per comprendere quanto si sta facendo e cosa la Regione può fare nell’ambito delle proprie competenze, per sostenere persone che vengono ancora oggi pesantemente discriminate per aver intrapreso un percorso di affermazione di genere. Queste persone, nel nostro Paese vivono in un limbo giuridico-amministrativo, dovendo esibire documenti incongruenti rispetto all’identità che sentono come loro, che devono poter esprimere anche in assenza di intervento chirurgico e terapia ormonale. La giurisprudenza costituzionale ha riconosciuto il diritto all’identità di genere nel novero dei diritti inviolabili – garantiti dall’art. 2 della Costituzione e dall’art. 8 della Convenzione europea dei diritti umani -, in quanto elemento costitutivo del diritto all’identità personale. Insomma, i massimi organi giurisdizionali affermano da tempo che deve essere rimessa al singolo la scelta delle modalità attraverso le quali realizzare – con l’assistenza del medico e di altri specialisti – il proprio “percorso”, che deve comunque riguardare gli aspetti psicologici, comportamentali e fisici che concorrono a comporre l’identità di genere.

Lo abbiamo detto varie volte: la società spesso è più avanti della politica e necessita “soltanto” di un quadro regolatorio e di misure pubbliche all’altezza dei bisogni e dei diritti di cittadinanza costituzionalmente garantiti. Tale consapevolezza sociale dà prova di sé in diversi enti locali – il testo della nostra Risoluzione cita il “Regolamento per l’attivazione e la gestione dell’identità Alias sulla base del principio di autodeterminazione di genere” approvato dal Comune di San Lazzaro; la mozione “Identità alias e piena autodeterminazione per le persone transgender” approvata dal Consiglio comunale di Reggio Emilia che impegna la Giunta ad adottare linee guida per accedere all’identità alias a disposizione dei servizi amministrativi e degli enti a loro collegati, tenendo come punto fermo la non patologizzazione delle persone trans. La vediamo in molte Università, dove già sono attive linee guida per l’attribuzione di una identità e carriera transitoria per consentire la sostituzione dei dati anagrafici con il nome “di elezione” scelto dalla persona all’interno del sistema di gestione amministrativa. Inoltre, aziende di trasporto pubblico locale, come Start Romagna, hanno previsto che la persona possa esibire un abbonamento con su riportato un nome differente rispetto a quello presente sulla carta d’identità.

Sulla scorta della Legge regionale 15 e avvalendoci degli strumenti di raccordo e scambio già attivi, siamo in grado di coadiuvare indirizzi e pratiche uniformi che supportino il diritto di esprimersi, di poter vivere in ambienti sereni, attenti alla tutela della privacy e della dignità dell’individuo, in cui i rapporti interpersonali siano improntati alla correttezza, al reciproco rispetto delle libertà e dell’inviolabilità della persona. La Risoluzione di oggi è un passo ulteriore di civiltà che rappresenta un segnale contro l’intolleranza e una speranza di cambiamento.