(24 giugno 2023) La riforma del sistema di emergenza e urgenza è un primo passo per salvaguardare la tenuta della sanità pubblica, universalistica e territoriale in Emilia-Romagna a fronte di una carenza di personale qualificato e del sottofinanziamento del SSN. Evitiamo la privatizzazione dei pronto soccorso o la loro desertificazione, pensando invece ad accorciare tempi e distanze tra cittadini e cura. Monitoreremo un cambiamento che dovrà rendere più semplice e appropriato l’accesso delle persone ai servizi di presa in carico di ogni criticità. Grazie alle colleghe e colleghi reggiani di maggioranza e alla Gazzetta di Reggio per averci ospitato.
I pazienti in emergenza meritano un percorso efficace, un giusto mezzo di soccorso che li porti nell’ospedale appropriato dove avere tempestivo e adeguato trattamento e collocazione. Da un lato c’è la fondamentale esigenza di diminuire i tempi di attesa e rispondere in modo preciso alla richiesta di cure. Dall’altro lato vi è l’analisi dei dati attuali di accesso. Nel 2022 sono stati registrati 1.750.000 accessi al pronto soccorso in Emilia-Romagna. Di questi, l’80% in appena 20 strutture, tendenzialmente i Pronto Soccorso negli ospedali più grandi delle principali città, e circa il 66% in codice bianco o verde. Al netto della gravità della situazione di chi accede – solo un 3% del totale porta a un ricovero – chiunque si rivolge alla rete dell’emergenza e urgenza, presenta un bisogno che chiede la giusta attenzione e chiede di essere preso in carico nel minor tempo possibile da una struttura più adeguata possibile.
Non secondario è il nodo delle professionalità, che per ragioni di formazione e reclutamento, sono in un numero che tende a ridursi sempre di più e non potrà crescere nel breve periodo. I medici dei Pronto Soccorso sono già troppo pochi e nei prossimi 2 anni ne perderemo un altro 25%, senza contare le dimissioni inattese. Non è quindi un problema economico quello che ci spinge ad affrontare questo cambiamento, bensì legato alla difficoltà di reperire personale. Non si può stare fermi davanti a questo scenario e l’Emilia-Romagna sarà la prima a realizzare la sua riforma che anche il Ministero della Salute sta valutando con attenzione. Sarà un passaggio graduale, facile da metabolizzare. Le persone non “subiranno” il cambiamento ma saranno accompagnate in modo semplice ed efficace dai servizi. Chi ha un bisogno di cure immediate chiamerà un numero di telefono (la procedura più semplice, evitando il pellegrinaggio verso ambulatori e strutture) e in base alle indicazioni sulla sua salute o necessità, sarà indirizzata nella struttura più adatta. Accorciando così le attese e alleggerendo i carichi delle organizzazioni che devono occuparsi dei casi più complessi. Separeremo l’emergenza dall’urgenza. La prima richiede immediatezza di intervento e il potenziamento del 118, la seconda non dipende strettamente dalle tempistiche ma prevede di intervenire per evitare criticità. Quindi attiveremo il numero 116117 per chiedere assistenza o consigli: sarà l’operatore a dare le indicazioni più puntuali. Attiveremo capillarmente i CAU (Centri di assistenza per l’urgenza, aperti H24 con medici di continuità assistenziale, ovvero ex guardie mediche, infermieri, persino OSS) dove saranno indirizzati i codici bianchi e verdi che non hanno bisogno dei Pronto Soccorso e delle unità di anestesia e rianimazione. Verranno inoltre attivate le Uca, un servizio domiciliare d’urgenza h24 che si recherà a casa del cittadino.
Questa riforma è il frutto di un confronto capillare con il mondo della sanità e con i rappresentanti dei territori, in primo luogo le Conferenze sociosanitarie. É quindi attenta alla prossimità dei servizi ma fa leva su esperienze che nella nostra Regione godono di una buona performance, pur nel quadro complesso in cui si trova la sanità pubblica italiana. Oggi la sanità pubblica è drammaticamente sottofinanziata a livello nazionale avendo un valore pari al solo il 6% del PIL, contro il 7% del 2020. La riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza è un primo passo di sostenibilità, a cui seguiranno altri progetti e interventi che garantiscano la presa in carico della persona e della sua salute secondo il principio di equità ed uguaglianza. VEDI ANCHE: “Sanità, riforma dell’emergenza-urgenza: accordo Regione-sindacati medici di Medicina generale”.
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