(8 giugno 2023) Agli enormi danni in pianura si sommano le ferite in collina e montagna che si sono approfondite: 978 frane e circa 800 strade interrotte parzialmente o completamente. Il presidente Bonaccini ha guidato la delegazione di Sindaci e presidenti di Provincia romagnoli e bolognese al tavolo Governo-Enti locali nato in questi giorni per raccogliere le esigenze dei territori alluvionati e condividere interventi e risorse. Nel frattempo la Regione sta anticipando i finanziamenti, sia per aiutare le persone che hanno perso la casa sia per gli interventi di somma urgenza di ripristino e sicurezza in Appennino, dove 28 frazioni sono ancora isolate. Tutti gli aggiornamenti, misure e aiuti si trovano sul sito della Protezione Civile regionale.
Durante l’incontro a Palazzo Chigi, i rappresentanti delle Comunità colpite dalle calamità del 2-3 e del 15-17 maggio hanno consegnato al Governo un documento unitario che fissa alcune priorità per la ripartenza e la ricostruzione da tenere insieme, dove centrali sono la “gestione unitaria dell’emergenza” e “una strategia complessiva di innalzamento dei livelli di sicurezza dei territori”. Quattro le richieste. In primo luogo, l’impegno massimo del Governo sugli indennizzi a famiglie e imprese. L’obiettivo deve essere il 100% dei risarcimenti. Poi la nomina immediata di un commissario alla ricostruzione. Terzo, la condivisione di una nuova strategia contro il dissesto idrogeologico alla luce di eventi fuori scala e purtroppo ricorrenti. Infine, un piano strutturale e “burocrazia zero” per la vivibilità nelle aree di montagna e un fondo per la viabilità locale che copra almeno il 50% del fabbisogno stimato, dunque di 500 milioni su una stima di danni sulle strade e collegamenti che ammonta a circa un miliardo.
Vaste aree della regione sono fragili e in particolare lo è il nostro Appennino, sul versante sia romagnolo che emiliano. Lo dimostra tra le altre drammatiche, la situazione in cui versano Ventasso, Baiso, Carpineti, Toano, Villa Minozzo e Vetto; in particolare preoccupa la frana di Ca’ Lita a Baiso che avanza 7 metri al giorno, il cui materiale di colata viene asportato mano a mano per evitare che invada abitazioni e la strada provinciale. Abbiamo sollecitato la Giunta a coordinare la stima di tutti i danni e fare un elenco puntuale dei Comuni, frazioni e strade interessate, accertando l’anticipo di fondi regionali per gli interventi in corso in modo da risolvere l’emergenza a Levizzano e la sistemazione di tutte le altre situazioni di dissesto nell’Appennino reggiano, che sarà ricompreso in ogni azione straordinaria e strutturale richiesta dagli Amministratori locali. I territori, chi li abita e amministra, devono avere voce in capitolo, risposte concrete subito e attenzione costante per il futuro.
La manutenzione ordinaria che pure la Regione ha portato avanti e intensificato negli ultimi anni, non basta più. Manca ancora in questo Paese, connotato da sud a nord da una evidente e storica fragilità geomorfologica, quel Piano nazionale di prevenzione del dissesto idrogeologico richiesto molte volte in passato e che oggi va finanziato utilizzando (per cominciare) il PNRR. Si tratta di salvarci dagli eventi estremi dovuti alla crisi climatica e non perdere questo nostro inestimabile patrimonio.
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