(1 giugno 2023) Approfondire e conoscere l’evoluzione delle discriminazioni subite dalle persone in quanto “diverse” o appartenenti a “minoranze” serve a costruire politiche efficaci di prevenzione culturale e sociale, di contrasto alle intolleranze e di aiuto concreto a chi è vittima di violenze fisiche e psicologiche. Per questo abbiamo apprezzato la Ricerca sulle discriminazioni e sulle violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere in Emilia-Romagna”, unica tra gli enti pubblici, illustrata oggi in Commissione Parità dai curatori e sociologi del Dipartimento FISPPA dell’Università degli Studi di Padova.

L’indagine commissionata dalla Regione e dall’Osservatorio tecnico istituito grazie alla legge regionale 15/2019, si basa su oltre mille questionari sottoposti nel 2022 ad altrettante persone LGBTQI+ residenti o domiciliate in regione e su una serie di interviste in profondità coadiuvate dalle Associazioni. Il quadro, comparato con altre ricerche autorevoli di livello internazionale come quella di European Union Agency for Fundamental Rights, va a rispecchiare una società italiana culturalmente sempre più divisa e meno inclusiva che crea carnefici e vittime, aggressività e paure, solitudini e forzate invisibilità. In ultima analisi… una società più infelice. Ecco alcuni dati emersi e interpretati.

Una persona su quattro ha vissuto aggressioni sessuali o fisiche, una su due ha ricevuto minacce o insulti e otto persone su dieci sono state più volte calunniate o derise. Il 34,3% ha subito da ragazzə limitazioni della libertà in famiglia, quattro su dieci sono state escluse dalle cerchie amicali o si sono sentite male accolte in esercizi pubblici e due terzi sono state bullizzate ed emarginate a scuola. Il 24,8% del campione ha rinunciato a proporsi per un lavoro per paura di essere discriminato. Di impatto psicologico spesso devastante nel lungo periodo sono il mobbing e lo stigma nei luoghi sanitari e di lavoro, di culto e socialità cui sono sottoposte le persone Lgbtqi+, in particolare per la propria identità di genere. Su tutto, colpisce il dato che oltre la metà degli intervistati non ha mai chiesto aiuto a nessuna istituzione, per sfiducia basata su esperienze di disinteresse o esclusione esplicita da parte di chi avrebbe dovuto tutelarlə.

La Ricerca colma, sul nostro territorio, un vuoto di informazioni dovuto al sommerso e all’assenza di un Osservatorio nazionale; e segnala come una serie di discriminazioni e violenze avrebbero un risvolto penale e dunque sarebbero oggetto di tutela pubblica se ci fosse una legge dello Stato che contrasta l’odio di genere ed equipara i diritti personali come sancisce la Costituzione. Anche per questi motivi ringrazio i/le componenti dell’Osservatorio istituito dalla legge regionale 15/2019 sulla scorta della legge quadro per la parità e ringrazio in particolare le associazioni LGBTQI+ che vi partecipano e presidiano quotidianamente i diritti fondamentali delle cittadine e cittadini discriminati per il loro orientamento sessuale o identità di genere. Ciò pur immersi in una narrazione distorta, svilente della loro dignità e delle differenze.

La vera diversità a mio parere è tra chi nelle istituzioni, di fronte alle sofferenze, si volta dall’altra parte e chi, con tenacia e determinazione, cerca di intercettarle e superarle insieme, mettendo in campo strumenti che, partendo dall’ascolto e monitoraggio, realizzano passi di civiltà e inclusione democratica. In Regione Emilia-Romagna siamo compatti in questo impegno.