DISCRIMINAZIONI DI GENERE NEL CARCERE DI REGGIO EMILIA. LA REGIONE PRONTA A POTENZIARE L’OFFERTA FORMATIVA PER LE DONNE DETENUTE. ROBERTA MORI (PD): “Bene l’impegno della Giunta regionale a ridare speranza e dignità a chi oggi è tagliato fuori in quanto donna. Vigileremo sugli effetti concreti degli imminenti bandi regionali per l’inclusione e il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale.”
(23 maggio 2023) “La Regione, nel prossimo bando per la formazione e il reinserimento lavorativo delle persone in esecuzione penale, può sostenere le donne detenute che nelle nostre carceri non accedono di fatto ai corsi cui hanno diritto ed evitare che questa discriminazione comprometta la loro dignità e speranza del dopo pena”. Così la Consigliera regionale Roberta Mori motiva l’interrogazione a risposta immediata in Aula, presentata alla Giunta questa mattina, in merito alle condizioni in cui versano le donne detenute, tagliate fuori da diritti e opportunità formative indispensabili al loro recupero sociale. L’atto è stato sottoscritto anche dai Consiglieri reggiani Federico Amico, Andrea Costa, Ottavia Soncini.
L’iniziativa scaturisce in particolare dalla visita nella casa circondariale di Reggio Emilia lo scorso 14 maggio, svolta assieme al Garante regionale per le persone detenute Cavalieri, in adesione alla campagna “Madri fuori” lanciata da onlus Società della Ragione per fare luce sui gravi e immotivati disagi vissuti dalle donne in carcere. “Sentendo i loro racconti – spiega la consigliera PD – ci hanno colpito gli ostacoli, o muri ulteriori, che si trovano davanti le 11 donne attualmente presenti nella sezione femminile, impedite nell’accesso a percorsi di istruzione, formazione, laboratori o tirocini invece accessibili agli uomini e, oltre tutto, non ancora autorizzate a misure di custodia attenuata che permetterebbe loro di mantenere rapporti di cura dei figli e affettivi altrettanto fondamentali”. Una condizione discriminatoria condivisa in realtà da tutte le 153 donne – su 3.407 detenuti complessivi – ospitate nei cinque istituti penitenziari emiliano-romagnoli con sezioni femminili, così come dalle persone transessuali, e dovuta proprio al fatto di essere minoranza in un sistema carcerario che è declinato al maschile.
Per superare questo gap e segregazione di genere, che secondo Mori “condanna le donne due volte”, la question time ha sollecitato la Giunta a rimodulare i criteri di accesso e potenziare l’offerta formativa dedicata alle ragazze e donne detenute nel prossimo bando regionale per l’inclusione e il reinserimento lavorativo delle persone che stanno scontando una pena, in modo da far loro acquisire competenze certificate utili per costruirsi un profilo professionale spendibile nel mercato. “Ciò – specifica la Consigliera – anche promuovendo percorsi formativi in materia di conoscenze tecniche e digitali, in linea con le misure di empowerment femminile di Agenda Digitale”. La risposta dell’Assessore al welfare Igor Taruffi ha accolto la sollecitazione, assicurando attenzione mirata di genere nel Piano e nel bando che, soprattutto con risorse del Fondo sociale europeo, attiva interventi formativi e professionalizzanti rivolti alle persone detenute negli Istituti dell’Emilia-Romagna, sulla base dei fabbisogni riscontrati dall’Amministrazione penitenziaria. “La Regione Emilia-Romagna ha confermato il proprio impegno per colmare discriminazioni e disparità di genere in ogni ambito – conclude Roberta Mori dichiarandosi soddisfatta della risposta – e noi vigileremo sull’impatto concreto delle misure, verificando che i diritti formativi e le opportunità di accesso delle detenute siano sostenute in modo adeguato e paritario, in tutte le sezioni femminili delle carceri a cominciare da quella reggiana.”
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