(9 dicembre 2022) L’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea di Reggio Emilia, sorto nel 1965, appartiene ad una rete nazionale di Istituti costituiti al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e le memorie della guerra di Liberazione in Italia e dell’intero ’900. Su invito del suo presidente Arturo Bertoldi e della direttrice dell’Archivio Istoreco e del Polo archivistico del Comune di Reggio Emilia, Chiara Torcianti, mi sono recata nella sede per approfondirne le attività assieme ai colleghi consiglieri Federico Amico, Stefania Bondavalli e Ottavia Soncini.
La Regione Emilia-Romagna sostiene la propria rete degli Istituti storici, in quanto gestori degli archivi, dei luoghi e dei percorsi della memoria, con gli strumenti della legge regionale sulla “Memoria del Novecento”. Parliamo di un investimento di un milione circa all’anno, che per metà va a cofinanziare, con bando, progetti culturali presentati anche da associazioni ed Enti locali in collaborazione con le Scuole e le Università. Parliamo dunque, soprattutto, di un lavoro di Comunità per custodire, tutelare, valorizzare e trasmettere alle nuove generazioni il senso più autentico della nostra storia contemporanea.
Utilizzando i fondi del Pnrr c’è poi l’impegno della Regione per la completa digitalizzazione degli archivi cartacei storici, compreso quello reggiano, così da facilitare l’accesso e la ricerca documentale da ogni parte del mondo. Sul sito di Istoreco si possono già trovare tante informazioni, data base, esperienze. Ed iniziative come il Viaggio della Memoria o le Pietre d’Inciampo, da estendere per alimentare la consapevolezza dei sacrifici su cui poggiano i diritti e le libertà democratiche. L’Istituto, lo ricordo, è partner con Anpi, Cgil e Comune del progetto sostenuto dalla Regione di un Centro di documentazione digitale e ricerca storica dedicato ai tragici fatti del 7 luglio 1960 a Reggio Emilia, quando Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli rimasero vittime della sanguinosa repressione della polizia.
Nutrire la Memoria significa anche restituire giustizia a chi non l’ha mai avuta e dare una base più solida al nostro futuro.
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