(COMUNICATO STAMPA) “Evitiamo inutili ed ulteriori sofferenze alle donne che decidono di abortire”. Chiediamo alla Giunta di fare chiarezza sulle tempistiche e sulle “diagnosi” prescritte per accertare la vitalità dell’embrione, l’accesso deve essere garantito senza rischi e in linea con le raccomandazioni del Ministero della salute. Roberta Mori presenta un’interrogazione sulle modalità di accesso all’Interruzione Volontaria di Gravidanza, in particolare farmacologica.

(7 ottobre 2022) Proprio in questi giorni parte in Emilia-Romagna la somministrazione della pillola RU486 anche nei Consultori familiari e non più solo nei presidi ospedalieri in regime ambulatoriale, in piena aderenza a quanto raccomandato dagli indirizzi nazionali del Ministero della Salute. “Una decisione che qualifica positivamente il nostro Sistema Sanitario Regionale, che allarga e garantisce il diritto alla IVG sicura, tempestiva e rispettosa della volontà della donna” sottolinea Roberta Mori, consigliera PD e portavoce delle Donne Democratiche dell’Emilia-Romagna.

“Tuttavia, in Umbria, in Veneto, nelle Marche ed in almeno un caso anche in Emilia-Romagna, sono giunte recenti segnalazioni, riprese dalla stampa, di comportamenti ostativi alla libera scelta della donna nonché di indebite pressioni psicologiche” prosegue, ricordando la vicenda di una coppia in attesa di IVG e costretta a migrare dalle Marche all’Ausl Romagna di Rimini, dove alla donna è stato chiesto di aspettare ancora, fino a quando, attraverso ecografie ripetute, non si sentisse con chiarezza il cuore del feto che batte per accertare l’assenza di un aborto spontaneo già in atto.

L’aborto farmacologico è disciplinato da Linee guida ministeriali che sono però recepite in modi differenti dalle Regioni. “Troppe volte sentiamo di ritardi dovuti a colloqui plurimi per dissuadere la donna dalla sua decisione, a questo – spiega – si aggiungono richieste ecografiche che, sulla base di una presunta esigenza medica, si traducono nella costrizione per la paziente di andare due, tre, quattro volte in ospedale prima dell’intervento per ascoltare il battito del feto.” Con l’interrogazione la Consigliera Pd intende fare chiarezza scientifica ed evitare ritardi che mettono a rischio l’IVG nonché disagio, pressione e sofferenze ulteriori per la donna, che esulano dal colloquio e consenso informato sancito dalla legge 194.

Si chiede dunque alla Giunta “di chiarire se la prescrizione dell’ecografia di accertamento della vitalità dell’embrione, ai fini del rilascio del certificato di IVG, è prevista nell’ambito della Legge 194 e delle norme. Inoltre, quali ragioni medico-scientifiche, per la salute della donna, supportano tale richiesta alle pazienti. Infine, se e in che modo la Regione intende garantire, su tutto il territorio regionale, che gli esami clinici ed ecografici non interferiscano con la tempistica richiesta per IVG sicure, nel rispetto della volontà della donna, del diritto, della preminente tutela della salute”.

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Grazie a Eleonora Capelli per l’ospitalità su Repubblica Bologna di sabato 8 ottobre.