(23 giugno 2022) In commissione Parità abbiamo approfondito l’attuazione della nostra legge quadro 6 in riferimento allo sport, ambito di forti disuguaglianze strutturali a scapito delle ragazze e delle donne. Incrostazioni culturali, stereotipi e difficoltà concrete nella conciliazione dei tempi, responsabilità di cura e lavoro, fanno sì che ancora la pratica sportiva – che è non solo competizione ma soprattutto benessere psicofisico – sia meno accessibile per tante. E quando lo è, anche in forma competitiva, non ha gli stessi spazi comunicativi e di riconoscimento.

Sia la responsabile per la parità di Uisp nazionale Manuela Claysset che l’autrice del libro “Donne e sport. Analisi di genere continua”, Gioia Virgilio, hanno rappresentato con dati e testimonianze un mondo che è sempre stato ed è terreno di potere maschile, dove di conseguenza la partecipazione femminile ai vertici decisionali è molto bassa, riflettendo il ruolo tradizionalmente assegnato alle donne nella società italiana. Società che però si sta muovendo: secondo i dati Istat le donne italiane sono da un decennio in continua crescita nella pratica sportiva, così come i loro successi agonistici. Mentre gli assetti dello sport faticano a cambiare. Solo pochi mesi fa, dopo molti anni di lotte, denunce e richieste, è stata riconosciuta la maternità alle atlete professioniste ed è stato riconosciuto il professionismo per le calciatrici di serie A da parte del Consiglio federale della Figc. Per tutte le altre atlete che pure fanno sport a livello professionistico resta il problema di non avere ancora gli stessi trattamenti economici e tutele degli uomini. Dalla RELAZIONE SVOLTA DA UISP in Commissione emergono con chiarezza tutti i gap da colmare e le discriminazioni da prevenire, a dimostrazione che i passi compiuti sono insufficienti. Ad esempio, occorre una maggiore attenzione al linguaggio, che ha un grande valore simbolico e culturale nell’affermare (o negare) la parità nello sport. L’associazione sta predisponendo linee guida per i giornalisti a sostegno di una comunicazione rispettosa delle sportive, che guardi al merito e non al look.

L’adozione della Carta etica dello sport ha segnato un punto a favore delle ragazze e donne sportive in Emilia-Romagna. Introducendo principi come il diritto di ogni persona a praticare sport senza distinzione di genere e la responsabilità delle società a prevenire e contrastare disparità di trattamento per chi pratica sport agonistico, la Carta va nella direzione giusta. La Giunta assicura che sta sollecitando le società sportive ad aderirvi, prevedendo premialità nei bandi di finanziamento ai soggetti che valorizzano la partecipazione femminile. Vigileremo affinché si passi dalle parole ai fatti e si rafforzi la politica inclusiva della Regione anche in questo ambito.