(5 maggio 2022) “La città con gli occhi delle donne. Il diritto di contare nel welfare post pandemia” è l’evento che al Centro Malaguzzi ha chiuso una campagna di ascolto promossa dal Coordinamento delle donne dello SPI-CGIL sul territorio reggiano. Partendo dallo sguardo e dalle competenze femminili, l’iniziativa ha messo in fila dati, riflessioni e proposte per riallineare bisogni e obiettivi post pandemia. Nella consapevolezza che le donne soffrono in misura maggiore gli effetti delle crisi e che – come giustamente ho sentito affermare in questi giorni da Ilaria Capua durante la presentazione del suo libro – “è un momento troppo importante per sprecarlo. Dobbiamo fare le cose in modo diverso”.
Da un sondaggio commissionato dal Parlamento europeo, risulta che il 77% delle donne UE ritiene come la pandemia di COVID19 abbia determinato un aumento della violenza di genere fisica e psicologica, un peggioramento delle loro condizioni di benessere, cura e reddito. I tassi di disoccupazione e precarietà femminile dimostrano che tutt’oggi in Emilia come in tanti altri territori europei (a Reggio Emilia il tasso di occupazione maschile è risalito al 73,7%, mentre quello femminile arretra al 61,7) occorre innestare una marcia diversa e potente per un riequilibrio che sia strutturale. Basti vedere il gap retributivo di genere, che nel lavoro dipendente registra un – 35%. Il Covid che ancora stiamo attraversando ci consegna insomma la responsabilità di non lasciar passare invano questo tempo difficile, ma di riconoscere e concretizzare il diritto di esserci e di contare in particolare delle ragazze. Che è sì un diritto, ma è anche una grande opportunità di cambiamento proficuo per l’intera società. A cominciare da un sistema di welfare a misura di persona.
Sono intervenuta, su invito di Marzia Dall’Aglio della Segreteria regionale dello Spi Cgil, per marcare la volontà e la politica paritaria in campo non solo in Regione, ma in uno sforzo davvero congiunto con tutte le istituzioni, organizzazioni sindacali, imprese, terzo settore, donne e uomini che concorrono agli obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale di Agenda 2030 dell’ONU. Ossia, ad una società più giusta.
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