(20 aprile 2022) Grazie a questo provvedimento, oggi finanziato con risorse adeguate, diamo un aiuto concreto e ulteriore alle donne che trovano il coraggio di allontanarsi dall’autore di violenza in famiglia.

Con il Piano regionale antiviolenza 2021-2023, già l’anno scorso abbiamo introdotto il Reddito di libertà, ossia un sostegno mirato alle donne più in difficoltà che si integra ai servizi, tutele e diritti sanciti dalla legge quadro per la parità 6/2014. La sperimentazione della misura, finanziata in prima battuta con uno stanziamento in bilancio di 300.000 euro, può oggi contare su 1 milione in più, con cui offriamo non solo un reddito ma percorsi di uscita dalla violenza personalizzati. La notizia del fondo aggiuntivo, molto attesa, è stata data dall’assessora alle pari opportunità Barbara Lori.

Del resto sappiamo bene come l’occupazione, l’autonomia economica e più in generale la condizione femminile abbia risentito drammaticamente della crisi legata alla pandemia, così come le richieste di aiuto per violenze domestiche – già prima del Covid in costante aumento di circa 5% l’anno – siano cresciute ovunque dal 2020 presso i centri antiviolenza regionali. Gli abusi causati da un rapporto “malato” con un uomo che nega la loro autodeterminazione, hanno tenuto di fatto sempre più donne in una posizione sociale subalterna. Per questo motivo lo strumento del Reddito di libertà è fondamentale.

La presa in carico della donna che, spesso con figli a carico, ha il coraggio di allontanarsi dall’autore di violenza in famiglia, deve essere garantita. Centrale, in questo senso, è il ruolo anche culturale riconosciuto ai centri antiviolenza, ai quali, difatti, è affidata l’attuazione di questa misura. L’impegno dei centri, insieme ad un associazionismo femminile consapevole, innerva la nostra strategia.

1,3 milioni di euro per il 2022 è dunque lo stanziamento regionale che integra in modo significativo i 200mila euro stanziati dallo Stato, portando le risorse già disponibili a 1,5 milioni di euro. La Giunta ha poi annunciato ulteriori finanziamenti. Nelle prossime settimane, verrà assegnata all’Emilia-Romagna un’ulteriore tranche di risorse statali pari a 667mila euro. Istituito nel 2020, il Reddito di Libertà è diventato operativo a inizio di quest’anno, dopo la circolare applicativa dell’Inps. Sinora è stato possibile finanziare solo 42 sulle 290 domande presentate nei primi tre mesi dell’anno. Ora, grazie all’impegno aggiuntivo della Regione, tutte le domande verranno accolte e lo stesso si potrà fare anche con eventuali nuove istanze.

Il Reddito di Libertà è cumulabile con altre misure di sostegno come il reddito di cittadinanza e viene erogato dall’Inps, cui la Regione Emilia-Romagna trasferirà le sue risorse. Le destinatarie sono donne con figli minori o senza figli, in condizioni di bisogno economico, seguite da un Centro antiviolenza ufficialmente riconosciuto. Per questo, la domanda che le interessate possono fare al proprio Comune di residenza deve essere corredata oltre che da un’attestazione del Centro antiviolenza relativa al percorso di emancipazione ed autonomia intrapreso, anche da una certificazione dei Servizi territoriali che attesti le condizioni di difficoltà. L’assegno viene erogato in un’unica soluzione per un massimo di 12 mensilità, pari a 4.800 euro. Tra le spese che possono essere coperte anche quelle per l’istruzione e la formazione dei figli.

Dal momento che spesso il primo passo verso l’autonomia parte dalla casa, la Regione affianca al Reddito di Libertà anche contributi per aiutare le donne vittime di violenza a coprire le prime spese per l’affitto e la gestione di un’abitazione. Dal 2017 ad oggi sono stati stanziati per questo 1.298.400 euro, distribuiti tra Comuni capofila dei 38 ambiti distrettuali socio-sanitari dell’Emilia-Romagna. Una forma di sostegno fino ad un massimo di 6 mila euro a donne inserite in un progetto specifico che preveda l’uscita dalle case rifugio o da alloggi di transizione.