(22 marzo 2022) Ho partecipato ad un importante focus formativo organizzato dai Comitati pari opportunità degli Avvocati e Avvocate emiliano-romagnoli sull’applicazione del Codice Rosso in materia di contrasto della violenza di genere, in particolare dell’art. 165 comma 5 del codice penale che prevede per gli autori di violenza la possibilità di una sospensione condizionale della pena subordinata a percorsi di recupero. Questo il mio intervento:
Dal varo di questa specifica norma, nell’ambito di una strategia ben più ampia che sta rafforzando le misure di prevenzione e protezione, è diventato centrale il ruolo dei Centri per uomini autori o potenziali autori di violenza di genere, ossia strutture pubbliche e private (ma con precisi requisiti) in cui si svolgono programmi di trattamento rivolti agli uomini che hanno agito violenza di genere nelle relazioni di intimità, o che ritengano di poterla agire in futuro. Si tratta di percorsi che, riservando attenzione prioritaria alla sicurezza della donna e dei/delle figli/e, hanno l’obiettivo di interrompere i comportamenti violenti, favorire l’adozione di comportamenti alternativi da parte dei maltrattanti, far loro riconoscere la responsabilità mediante l’acquisizione di una consapevolezza della violenza, nonché ricondurre le relazioni affettive alla dimensione che dovrebbero avere sempre: di parità e reciproco rispetto. Psicoterapeuti e psicologi, sessuologi, assistenti sociali, educatori e giuristi compongono i team attivi negli attuali 18 centri per uomini maltrattanti, di cui 9 pubblici e 9 del privato sociale, presenti in tutte le province dell’Emilia-Romagna.
Introdotti in Emilia-Romagna a fine 2011 con l’esperienza pilota del centro Liberiamoci dalla Violenza dell’Ausl di Modena, i Centri rientrano nella rete di prevenzione e di protezione delle donne e dei minori sin dalla legge quadro per la parità 6/2014. Ma il salto di qualità lo sta determinando il Piano regionale contro la violenza di genere 2021-2023, che li riconosce, in coerenza con la Convenzione di Istanbul e in attuazione dell’art. 20 della legge 6, quali soggetti integrati nella rete antiviolenza presidiata dai Centri femminili. Il Piano impegna la Regione a dotarsi di requisiti adeguati da applicare nei Centri emiliano-romagnoli e di promuoverne la diffusione uniforme a livello nazionale. Si riafferma il carattere del trattamento quale percorso volontario, mai orientato a conseguire vantaggi giudiziari o “condonare” la violenza, ma in grado di svolgere una forte azione di promozione e di sensibilizzazione a livello di comunità e di servizi di rete, per sostenere un lavoro di responsabilizzazione e di cambiamento degli autori, oltre che di svolgere un’azione psicoterapeutica diretta a prevenire recidive e gesti estremi. Di primaria importanza nella regolazione di questi presìdi è perciò la formazione del personale di équipe e la strettissima collaborazione con i CAV anche per questo aspetto. Accordi e protocolli con le Forze dell’Ordine e con le istituzioni locali coinvolte devono valorizzare il terzo settore e i centri pubblici nell’azione integrata.
Ringrazio i Comitati pari opportunità Avvocati di Forlì-Cesena, Modena, Parma, Reggio Emilia e Rimini per l’opportunità dell’incontro, molto partecipato. In particolare l’avvocata Francesca Salami, Presidente del CPO Reggio Emilia, per l’invito. E tutti i relatori e relatrici assai qualificati che hanno dato spessore e aggiornamento ad un tassello molto importante delle politiche pubbliche di contrasto a violenze e femminicidi. Di seguito il video completo.
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