(14-18 marzo 2022) A Reggio Emilia abbiamo rinnovato il ricordo di Jessica Filianti, nel 26° anniversario del suo femminicidio. “Il giardino di Jessica” è uno spazio che la Città ha dedicato a lei e dove ci siamo riuniti, donne e uomini insieme come deve essere, in un momento simbolico di consapevolezza collettiva, necessario per dare voce alle donne vittime di violenza e non dimenticare la nostra responsabilità che sta, prima di tutto, nel non cedere mai all’indifferenza. Perché la violenza di genere non è un fatto privato e richiede l’impegno della società intera per eradicarne i semi culturali e contrastarla con efficacia. Grazie, dunque, al coraggio di mamma Giuliana, che condivide una memoria dolorosa che si sta traducendo in impegno costante fuori e dentro le istituzioni. E grazie ad Antonietta Centoducati per aver reso la serata ancora più densa di significato interpretando le poesie di Alda Merini.

Il 18 marzo a Casalgrande lo SPI-CGIL e l’Amministrazione Comunale hanno inaugurato una Panchina Rossa, simbolo di comunità per ricordare tutte le ragazze e donne vittime di abusi, violenze maschili e femminicidi. Monito e presidio della nostra responsabilità nella prevenzione. Grazie alle donne del Sindacato per l’invito e all’associazione NONDASOLA per la testimonianza che non fa mai mancare a questi momenti di consapevolezza, oltre che per la costante azione di tutela, accoglienza e promozione dei diritti delle donne sul territorio.

Ogni anno in Emilia-Romagna sono migliaia le donne e ragazze che si rivolgono ai 21 Centri antiviolenza del coordinamento regionale attivi sul territorio; in grande maggioranza chiedono aiuto per violenze fisiche sommate a violenze psicologiche subite in ambiente domestico, famigliare o da parte di un ex partner. Se nel 2020 le chiamate al numero antiviolenza e antistalking 1522 sono aumentate dell’80% a causa del lockdown, i dati dello scorso anno registrano un aumento di abusi sessuali e violenze economiche. Fino a quando una sola ragazza e donna sarà perseguitata e uccisa in quanto donna, noi non potremo avere pace né potremo definirci “civili”.

Perciò in Emilia-Romagna abbiamo allargato la rete della prevenzione a soggetti che vanno dai Comuni ai servizi sociali e sanitari sino alle forze dell’ordine e alle Scuole; per questo stiamo investendo nell’occupabilità e nel lavoro di qualità delle ragazze; per questo abbiamo messo la formazione di operatori e operatrici, in grado di intercettare per tempo le violenze, al centro del piano di azione integrato della Regione. Serve attuare tutte le strategie già individuate, serve coordinare gli interventi nell’ambito di una normativa antidiscriminatoria organica, come quella offerta dalla legge quadro regionale per la parità e contro le discriminazioni di genere (L.R. 6/2014), che superi anche l’attuale frammentazione delle misure a livello nazionale. Servono risorse, a sostegno degli Enti locali per prevenire fenomeni di segregazione e coartazione della volontà in ambito familiare, compreso l’utilizzo di profili di sostegno psicologico e di mediazione culturale. Nessuna donna va lasciata sola, e va impedito e fermato qualsiasi tentativo di riportare indietro le donne in una storia di patriarcato che ci accomuna. L’autodeterminazione e l’autonomia femminile è leva di sviluppo equo e sostenibile, la democrazia paritaria è l’unico orizzonte possibile nella via di un progresso sociale condiviso.

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