(17 marzo 2022, Comunicato stampa) “Segregazione negli studi scientifici e informatici, invece le ragazze possono fare tutto ed eccellere”. Parte un percorso che prende ispirazione dai summer camp organizzati dall’associazione Ewmd di Modena e Reggio Emilia e dal dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari di Unimore.

E’ necessario abbattere quegli stereotipi culturali che portano le ragazze a scegliere percorsi di studio tradizionalmente ricondotti alle loro attitudini e spesso impediscono loro di partecipare attivamente alla vita digitale e alle materie STEM cioè scientifiche, tecnologiche e informatiche. Questo crea una segregazione orizzontale ancora oggi profonda nelle professioni e nel lavoro e minori opportunità di reddito. Così Roberta Mori consigliera in Regione e Portavoce regionale delle Donne Democratiche, commentando in Commissione Parità la presentazione, da parte dell’assessora all’Istruzione Paola Salomoni, del progetto della Regione “Ragazze Digitali” nell’ambito del programma Data Valley bene comune – Agenda digitale. QUI tutte le informazioni.

“Le donne laureate nei percorsi di informatica e tecnologie ICT, ingegneria industriale e dell’informazione e scienze motorie e sportive – spiega Mori, tracciando il quadro della situazione -, sono meno di un terzo. L’evidente caratterizzazione di genere di alcuni percorsi si rileva già dalla scuola secondaria di secondo grado: su 100 immatricolate dell’a.a. 2020/2021, Almalaurea rileva che il 42% ha un diploma STEM, mentre considerando gli immatricolati di genere maschile la cifra sale al 72%. Nello stesso anno accademico, le donne immatricolate a corsi di laurea STEM sono il 21%, gli uomini il 42%. Diventa quindi cruciale la fase di orientamento e di scelta dei corsi di studio nel passaggio dalla scuola all’università”.

“Per questo motivo – sottolinea – è fondamentale che la Regione promuova progetti come quello delle “Ragazze Digitali” che ha l’obiettivo di avvicinare le studentesse delle scuole superiori al mondo della programmazione, dell’informatica e delle tecnologie ICT. Questo percorso prende ispirazione da un progetto molto esperienziale che ho avuto la fortuna di incrociare e che parte dal basso, messo in campo dall’associazione Ewmd (European Women Management Development) di Modena e Reggio Emilia fin dal 2013, con lo speciale apporto dell’allora presidente e fondatrice Nadia Caraffi, di Simona Salvarani e dell’attuale presidente Donatella Davoli. Grazie alla disponibilità di accademici illuminati come Michele Colajanni, all’epoca capo del dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari dell’Università di Modena e Reggio Emilia, l’associazione ha potuto trasformare l’orientamento verso le materie Steam in Summer camp, organizzando seminari presso l’Università che hanno visto la partecipazione, ogni estate, da otto anni a questa parte, di decine di studentesse delle scuole superiori, ragazze anche di diversa origine etnica, dando vita a un’esperienza di crescita collettiva della comunità”. “Il fatto che la Regione abbia acquisito la regia di questo progetto – sottolinea Mori – rappresenta un elemento di grande lungimiranza e anche di responsabilità. In questo modo, infatti, diventa un investimento strutturale sulla contro-narrazione delle possibilità delle ragazze, che possono fare tutto e che devono sapere che, negli ambiti digitali, caratterizzati da ampie prospettive lavorative e remunerative e da una forte competitività, possono eccellere come tutti e non devono avere remore”.

Il progetto della Regione rientra tra le attività della Data Valley Bene Comune, Agenda Digitale dell’Emilia-Romagna 2020-2025 e porterà alla realizzazione di Camp estivi finalmente in presenza sia prima dell’estate che dopo. Il progetto è costruito con le Università di Bologna, Parma, Modena e Reggio Emilia e Ferrara, che lo realizzeranno in rete, insieme al supporto di ART-ER, e lo porteranno in tutte le province emiliano-romagnole, presentandolo anche nelle scuole con l’aiuto di “animatori digitali”.