(18 gennaio 2022) Le aziende che praticano l’agricoltura sociale in Emilia-Romagna sono circa 50. Vi si svolgono attività di sostegno psicologico, fisico e lavorativo a persone fragili che vengono anche ospitate, promozione del contatto con l’ambiente e gli animali, fattorie didattiche, progetti di educazione alimentare e servizi per famiglie e bambini compresi asili nido.
Questa variegata realtà merita non solo attenzione ma ulteriore sviluppo, quale aspetto della multifunzionalità delle imprese agricole finalizzata allo sviluppo di interventi e di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e di inserimento socio-lavorativo. Grazie alla legge regionale approvata in via definitiva in Aula (QUI sarà pubblicato il testo vigente), realizziamo un cospicuo intervento economico a favore delle imprese rurali che mettono in campo appunto l’agricoltura sociale, per incrementarne il numero, per formarne gli addetti. Come Regione finanziamo il provvedimento con 1 milione e 400mila euro ma mettiamo anche a disposizione fondi europei, perché crediamo che l’agricoltura sociale possa creare nuove opportunità di lavoro e di ripresa produttiva per un’agricoltura resiliente. L’impatto sarà molto rilevante anche per quanto riguarda l’inclusione sociale, soprattutto sulle zone più disagiate della nostra regione e per l’integrazione di persone svantaggiate.
La legge prevede dunque formazione e un “Certificato di qualità”, un apposito logo ed un elenco ad hoc delle aziende che, in collaborazione con associazioni ed enti del Terzo settore, vogliono differenziare le loro fonti di reddito e cimentarsi in questa sfida per il bene comune e la crescita di un’agricoltura che guarda avanti, pienamente inserita nei necessari processi di innovazione sociale. Al proposito e proprio per incentivare ulteriormente queste realtà, abbiamo chiesto con un Ordine del Giorno, approvato assieme alla legge, l’attivazione della Giunta per una modifica della Legge 141/2015, affinché le cooperative sociali possano svolgere agricoltura sociale anche qualora il loro fatturato derivante dall’attività agricola sia inferiore al 30%.
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