(24 novembre 2021) Fra i tanti effetti drammatici dell’emergenza sanitaria Covid, dobbiamo annoverare l’impossibilità per molte donne minacciate di accedere ai percorsi di assistenza presso i 22 Centri antiviolenza presenti sul territorio, di accoglienza nelle Case Rifugio, nonché di riscatto per una nuova autonomia. In vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre l’Osservatorio regionale, con il contributo essenziale del Coordinamento dei Centri antiviolenza, ha aggiornato con una conferenza stampa la dimensione di questa piaga sociale in regione, fornendo elementi qualitativi oltre che quantitativi per adeguare i nostri interventi di prevenzione e contrasto. QUI il Rapporto completo.
I dati, riferiti al 2020, evidenziano come proprio a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia le donne siano state più esposte alla violenza in ambito familiare e molto più in difficoltà nell’accedere ai servizi pur presenti sul territorio. Dunque più richieste di aiuto telefoniche e meno accessi ai Centri. In controtendenza sono invece i dati sugli uomini maltrattanti: 409 quelli che sono stati seguiti in uno dei 16 Centri dedicati agli autori di violenza attivi in Emilia-Romagna: + 10,5% rispetto al 2019. Ciò anche in ragione dei possibili sconti di pena previsti dalla legge “Codice Rosso” (la n. 69/2019 sulla violenza domestica e di genere). Le anticipazioni relative a quest’anno fotografano un trend in crescita di richieste ai Centri: ad esempio 520 telefonate da vittime di violenza o stalking nel primo semestre 2021 contro le 462 dello stesso periodo del 2020 (+13%). E +107% rispetto al 2019.
Di seguito i dettagli, anche territoriali, delle telefonate al 1522, degli accessi ai servizi antiviolenza e al pronto soccorso.
Per quanto riguarda dunque gli accessi nel 2020 ai Centri antiviolenza e Case Rifugio che, pur nella difficoltà della pandemia, hanno continuato a operare, sono 4.614 i contatti ricevuti e 2.335 le donne che sono state accolte (- 14,3% rispetto al 2019). Una situazione analoga per le 44 Case Rifugio, che l’anno passato hanno potuto ospitare 301 donne contro le 351 del 2019 (- 14%). In calo anche il numero dei figli accolti: 336 contro i 384 del 2019 (-12,5%). Il telefono è dunque stato, in molti casi, il modo più diretto per stabilire un contatto con il mondo esterno.
I dati mostrano dunque una tendenza alla crescita delle chiamate al numero verde 1522 anti violenza, gratuito e attivo 24 ore su 24. Anche nel 2021, al netto del picco di massima richiesta rilevato durante il secondo trimestre 2020: nei primi sei mesi di quest’anno le chiamate al 1522 sono state 802 che, seppur inferiori alle 978 del primo semestre 2020, crescono del +42% rispetto alle 564 dei primi sei mesi del 2019. Tra queste, 659 sono stati primi contatti (-21% rispetto al primo semestre 2020, +53% rispetto al 2019) e appunto 520 le chiamate da vittime di violenza o stalking (+13% rispetto al primo semestre 2020, +107% rispetto al 2019).
Gli accessi al pronto soccorso. Nel 2020 sono state 3.081 le donne con almeno un accesso al Pronto soccorso per potenziale causa violenta, – 30% rispetto alle 4.372 del 2019. Allargando lo sguardo, nel triennio 2018-2020 sono state 1.919 le donne il cui ricorso ai Servizi di emergenza-urgenza si è concluso con una diagnosi di violenza. Ma se nel periodo 2018-2019 si osservavano circa 60 accessi al mese con diagnosi di violenza, nel 2020 la media è scesa a 40. Un andamento chiaramente influenzato dai picchi pandemici, con un minimo di 17 diagnosi di violenza nel mese di aprile e una ripresa (48) nel mese di maggio. Da evidenziare come le donne con almeno una diagnosi di violenza si siano recate al PS in media quattro volte nel triennio contro le due della popolazione femminile considerata nel suo complesso.
I dati per provincia. Anche a livello provinciale si è registrata nel 2020 una diminuzione delle donne che hanno preso contatto con un Centro antiviolenza. Le riduzioni più marcate – a fronte di un -18,5% a livello regionale – si sono evidenziate in provincia di Bologna dove sono in funzione 6 Centri antiviolenza (-33%), in provincia di Piacenza (1 Centro antiviolenza, – 21,3%) e in quella di Ferrara (1 Cav, – 11,2%). In controtendenza la provincia di Parma (1 Centro): + 6,6%. Tra 2019 e 2020 il numero dei Centri antiviolenza in Emilia-Romagna è passato da 21 a 22 grazie a una nuova struttura aperta in provincia di Rimini.
Analogamente per quanto riguarda le donne accolte in una Casa rifugio, con punte del – 37% in provincia di Parma (4 Case rifugio), -29,4% a Piacenza (2 Case rifugio), – 23,1% a Modena (5 Case rifugio), a fronte di un calo medio regionale del 14,2%. In crescita solo le province di Ferrara (2 Case rifugio) e Rimini (6 Case rifugio), rispettivamente + 5,3% e +3,1%. Nel 2020 il numero delle Case rifugio in Emilia-Romagna è di 44 contro le 41 del 2019, grazie a due nuove aperture a Bologna e una a Rimini.
Leave A Comment