(22-23 novembre 2021) Un minuto di silenzio ha seguito l’accorata comunicazione della Presidente Emma Petitti in Aula, che ha espresso a nome di tutti noi vicinanza e indignazione per le quattro donne uccise dai loro compagni in meno di una settimana in Emilia-Romagna. Una scia di violenza senza fine che non risparmia i bambini, che ci riempie di dolore e ci sprona alla responsabilità di dare alle donne e alle ragazze sostegno concreto, protezione efficace contro la violenza maschile. Una seduta straordinaria dell’Assemblea Legislativa, aperta ai Consigli comunali dell’Emilia-Romagna, il 13 dicembre sarà interamente dedicata al femminicidio e alle politiche in campo di prevenzione e contrasto.
E’ il tempo della responsabilità collettiva. Occorre uscire da retaggi culturali patriarcali, dalla rassegnazione che la violenza di genere sia un destino. E occorre far uscire dall’invisibilità le donne che la vivono sulla propria pelle. Va ancora costruita una società a misura di donna, ossia paritaria. Lo abbiamo sottolineato anche nell’iniziativa promossa dall’Unione comunale Terra di Mezzo e tenutasi a Cadelbosco Sopra, dal titolo quanto mai significativo di “Mai più invisibili. Mai più vittime”, dove hanno partecipato la presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui femminicidi Valeria Valente, l’onorevole Antonella Incerti, la Prefetta di Reggio Emilia Iolanda Rolli accanto agli Amministratori e Amministratrici locali e al Centro antiviolenza Nondasola.
Sia la Prefetta Rolli che la Senatrice Valente hanno sottolineato con preoccupazione il fatto che queste ultime vittime di femminicidio, come altre prima di loro, avessero denunciato i partner violenti. Purtroppo, le maglie delle misure restrittive e delle ingiunzioni di allontanamento non sono strette quanto dovrebbero. Purtroppo, se ci sono dei figli, le donne possono passare per “alienanti” e “ostative” e vedersi portare i figli in casa-famiglia o venire affidati al padre violento. La verità è che sulla violenza di genere stiamo lentamente prendendo coscienza che è tra le principali cause di morte per le donne, ma non ancora che la sua radice risiede nella cultura patriarcale, che è uscita dalle norme ma non dalla società.
Occorre una vera e propria mobilitazione sociale, dove le istituzioni facciano la loro parte per proteggere dalla violenza e promuovere i diritti femminili, per sensibilizzare e informare sugli strumenti di tutela. Che vanno applicati con rigore e criteri univoci. 365 giorni all’anno, serve un’azione sistemica e pervasiva che rafforzi i diritti, le libertà e l’autonomia femminile e responsabilizzi gli uomini oltre che la società tutta. In Emilia-Romagna la legge quadro per la parità, l’Osservatorio e il nuovo Piano triennale contro la violenza di genere sono basi solide e operative all’avanguardia. La nostra battaglia è aperta sul piano culturale e su quello delle azioni positive. Con un imperativo: ma più sole e invisibili, mai più vittime!
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