(13 ottobre 2021) Il vissuto delle donne ci parla e noi dobbiamo saperlo ascoltare. Il secondo Piano triennale per la prevenzione e il contrasto delle violenza di genere della Regione Emilia-Romagna (QUI IL TESTO DEFINITIVO) ci attrezza per farlo più e meglio, mettendo tutte le competenze nelle condizioni di intercettare abusi, sopraffazioni e segregazioni. Per dire NO in modo corale ed efficace ad una piaga sociale che ha visto una ulteriore recrudescenza a causa della crisi pandemica. Abbiamo contribuito con una serie di emendamenti presentati come maggioranza e approvati in Aula che rafforzano il sistema di strumenti, culturali ma anche di monitoraggio e protezione, già introdotti dalla legge quadro per la parità 6/2014. Poi centralità al ruolo culturale dei Centri antiviolenza e criteri uniformi sui Centri per gli uomini maltrattanti. Ecco il mio intervento in Aula, dove illustro l’impostazione del Piano e spiego gli emendamenti al testo

Grazie Presidente.

L’approdo in Aula del secondo Piano regionale contro la violenza di genere così come previsto dall’art. 17 della legge 6/2014 non è un mero adempimento amministrativo. E’ un passaggio importante, direi esemplare al fine di dare continuità e sostegno strutturale e sistemico agli interventi di prevenzione e contrasto alla violenza maschile sulle donne come assunzione consapevole di una intera comunità regionale qui autorevolmente rappresentata dai colleghi e dalle colleghe.

Questo Piano che si rinnova lo fa con uno sguardo più incisivo e più maturo, frutto della prima esperienza pianificatoria e dell’elaborazione in fieri di tutti gli strumenti, le occasioni, i soggetti capaci di innovare per agire in modo ancora più efficace e concreto, perché le donne maltrattate, umiliate, segregate e fatte oggetto di discriminazione e violenza, finanche uccise, non meritano solo legittime lacrime o parole di indignazione, ma meritano mobilitazione sociale, impegno istituzionale a 360° e un’alleanza sociale trasversale che ponga un argine alla mattanza in atto. Un’alleanza che faccia emergere le zone d’ombra e capitalizzi, nonché sviluppi il lavoro e l’esperienza della preziosa rete regionale antiviolenza che, come ben descritto nel Piano, comprende una pluralità di contributi e di protagonismi che danno il senso della complessità del fenomeno e della ricchezza delle leve a disposizione delle vittime e della società regionale tutta.

Il Piano ripercorre con sapiente e fruibile narrazione il contesto normativo di riferimento, gli aspetti caratterizzanti del fenomeno della violenza maschile sulle donne, individuando obiettivi strategici per quanto attiene alla governance, alla prevenzione e alla protezione delle donne vittime di violenza, ma anche di presa in carico degli uomini autori di violenza. Un cammino di integrazione e consapevolizzazione ancora tutto da percorrere, che parte però da buone premesse di principio e di contesto.

Tali macro-obiettivi si articolano in una pluralità di azioni più specifiche che si tradurranno, una volta approvato il Piano, in schede attuative e operative di dettaglio che possano intercettare di più e meglio i bisogni diffusi, incidere maggiormente e fornire una accountability rigorosa su quanto agito a tutti i livelli. Il ruolo della Regione è chiaro. Una solida regia di accompagnamento del sistema, oltre che un vigoroso punto di raccordo e sintesi.

Vorrei evitare di riproporre nel dettaglio i numeri feroci e inaccettabili dei femminicidi, perché vorrei ribaltare l’ottica di approccio che considera la donna vittima, soggetto passivo e debole, ma vorrei appunto soffermarmi sulle testimonianze raccolte nei centri antiviolenza e nella rete dei servizi che incrociano esperienze di donne come soggetti credibili, forti, che interagiscono con le violenze subite, cercano di fronteggiare la situazione e di darsi una possibilità per sé e per i propri figli. Il vissuto delle donne ci parla e noi dobbiamo saperlo ascoltare.

In quest’Aula abbiamo più volte affrontato il tema e preso orientamento netto e unanime, ricordando numeri o stime impressionanti della violenza di genere in tutto il mondo, in Europa, nel nostro Paese e anche nella nostra regione. Mi limito a sottolineare per non far torto alle vittime però la recrudescenza in atto in un contesto nazionale nel quale ogni due-tre giorni una donna viene uccisa da un uomo violento, ad oggi sono 86 i femminicidi che si sono consumati soprattutto in ambito familiare o affettivo. L’emergenza pandemica ha aggravato le condizioni di segregazione tra le mura domestiche, messo a rischio di salute, incolumità e reso invisibili centinaia di migliaia di donne di ogni età. Nessuno può permettersi di adagiarsi nell’ordinaria amministrazione. Perché le donne si sono ritrovate sole a farsi carico di tutte le responsabilità di cura, spesso schiacciate sotto il peso di queste responsabilità. Perché di fronte ad una crisi Covid che ha determinato e causa tuttora un ulteriore peggioramento della condizione lavorativa, di reddito, di vita sociale e familiare delle persone tutte, le donne pagano e hanno pagato il prezzo più alto.

E quando parliamo di queste difficoltà nella quotidianità delle donne, non parliamo di questo per parlare d’altro, ma per rammentare che la violenza è solo la punta dell’iceberg, nutrita da disuguaglianze e discriminazioni. Per questo la formazione, lo sviluppo delle reti, il consolidamento delle buone prassi, la sensibilizzazione al tema fin dalla scuola, le metodiche, le misure di sostegno all’autonomia economica e al lavoro, tutto concorre a generare opportunità e a prevenire la violenza. Tutte azioni che nel Piano danno sostanza al nostro impegno.

In Emilia-Romagna le politiche di genere e di parità hanno una impronta culturale e politica ben definita, che affonda le proprie radici nell’impianto della Conferenza di Pechino, della Convenzione del Consiglio d’Europa, dell’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’ONU. Noi stiamo facendo semplicemente il nostro dovere approvando il Piano, anche se non dobbiamo dare per scontato questo grado di elaborazione che abbiamo raggiunto nella nostra regione, per questo è importante riconoscere e ringraziare per il lavoro, il presidio e le competenze … centri antiviolenza, forze dell’ordine, personale sanitario, associazioni femminili, enti locali, la scuola e le insegnanti, l’assessorato e in particolare il tavolo tecnico che ha contribuito in modo sostanziale all’odierna proposta. E poi i colleghi e le colleghe di maggioranza che con gli emendamenti aggiuntivi hanno rafforzato la visione e la direzione del Piano, in coerenza con il quadro normativo e i bisogni stringenti emersi in questo tempo difficile.

(Emendamento 1) Nell’ambito degli Obiettivi strategici del Piano regionale contro la violenza di genere relativamente ai Centri per autori di violenza abbiamo sottolineato l’importanza di definire requisiti uniformi e condivisi a livello nazionale e regionale per regolare la loro attività nel quadro del sistema integrato di prevenzione e contrasto alla violenza maschile sulle donne, anche con il coinvolgimento della rete regionale antiviolenza.

(Emendamento 2) Nell’ambito del sistema di governance del contrasto alla violenza di genere, abbiamo articolato gli strumenti previsti dalla legge 6/2014 a memento di chiunque si approcci al Piano e per non sottovalutare le leve a nostra disposizione per prevenire e contrastare la violenza, quali il bilancio di genere, il tavolo regionale permanente per le politiche di genere, l’area d’integrazione del punto di vista di genere e valutazione del suo impatto sulle politiche regionali, il piano integrato delle azioni regionali in materia di pari opportunità di genere, il centro regionale contro le discriminazioni, la conferenza delle elette.

(Emendamento 3) Nell’ambito del sistema di governance del contrasto alla violenza di genere, il ruolo dell’osservatorio assume un particolare rilievo come supporto competente e informato coordinato dal Servizio regionale competente per materia a:

  1. sostegno e promozione degli obiettivi strategici del presente Piano;
  2. supporto alla promozione e al rafforzamento delle reti locali di prevenzione e contrasto della violenza di genere, attraverso la valutazione delle criticità di sistema e delle buone prassi realizzate, anche a seguito della stipula di protocolli e accordi territoriali;
  3. monitoraggio dell’omogeneità degli interventi realizzati a livello locale dalle reti territoriali, delle prassi operative per la presa in carico integrata delle donne vittime di violenza e dei loro figli/figlie;
  4. analisi, conoscenza e ricerca sul fenomeno della violenza di genere, anche in relazione ai dati di livello nazionale, e predisposizione di un rapporto annuale che illustri i dati e le informazioni rilevate;
  5. supporto informativo per la promozione di attività di prevenzione di livello territoriale, anche in collaborazione con i diversi soggetti della rete di contrasto alla violenza, con attenzione particolare al sistema scolastico (in collaborazione con l’ufficio scolastico regionale e gli Uffici scolastici provinciali);
  6. supporto informativo per la promozione di piani formativi di tutti i soggetti che concorrono alla realizzazione della rete di contrasto della violenza, innovativi e non standardizzati, ma attenti ai diversi livelli di sensibilizzazione e di rafforzamento delle competenze di presa in carico dei nodi sensibili della accoglienza di vittime di violenza;
  7. definizione di un sistema di monitoraggio e valutazione dell’attuazione del Piano regionale e confronto periodico sugli esiti.

(Emendamento 4) Nell’ambito della Prevenzione della violenza di genere e della formazione, abbiamo richiamato esplicitamente l’articolo della legge 6/2014 in cui si prevede la collaborazione del coordinamento dei centri antiviolenza come previsto dall’art. 19 della L.R. n. 6/2014.”

(Emendamento 5) Sempre nell’ambito della prevenzione e in particolare per le Azioni rivolte al sistema educativo, scolastico, culturale, sportivo e aggregativo, Inserire in particolare nei bandi per il sostegno allo sport di base criteri premiali e di selezione dei progetti che promuovano il coinvolgimento delle ragazze e delle donne per rafforzare gli obiettivi antidiscriminatori di inclusione sociale ed empowerment femminile.”

(Emendamento 6) Nel Cap. 2 – Prevenzione della violenza di genere, al paragrafo 1.2 Azioni di rilevazione e riconoscimento tempestivo del fenomeno della violenza di genere, “in modalità integrata e connessa al sistema di protezione sociale sui territori.”

(Emendamento 7) Abbiamo aggiunto l’Ispettorato del lavoro e le Aziende sanitarie tra i soggetti da coinvolgere.

(Emendamento 8) il monitoraggio del fenomeno delle molestie e delle violenze sui luoghi di lavoro, così come la formazione sui luoghi di lavoro e la valorizzazione delle buone prassi in attuazione della Convenzione OIL.

(Emendamento 9) “promuovere l’autonomia personale” ed economica”

(Emendamento 10) Prevenzione della violenza di genere, al paragrafo 1.5 Azioni di prevenzione e contrasto del fenomeno dei matrimoni forzati o precoci, promuovendo il rafforzamento della rete interculturale di competenze a supporto dei servizi territoriali sociali e sanitari degli Enti locali, sostenendo progettualità di empowerment femminile e di comunità.”

(Emendamento 11) Prevenzione della violenza di genere, al paragrafo 1.6 Azioni di formazione, a pag. 38 di 54, nell’obiettivo di cui alla lettera a), dopo le parole: “,anche attivando percorsi di professionalizzazione in mediazione interculturale, che nell’ambito di equipe multidisciplinari sviluppino competenze e consolidino buone prassi sui territori.”

Sappiamo che tutto questo non è sufficiente e che la transizione culturale verso un mondo che rispetti la soggettività femminile non è ancora compiuta, ma sono orgogliosa di poter testimoniare la concretezza del nostro impegno, che confidiamo abbia sempre più riscontro nella società. E finché una ragazza o una donna sarà violata, segregata, uccisa in quanto donna ci sarà bisogno di istituzioni all’altezza dell’arduo compito.

Noi ci siamo.

Grazie Presidente.