(Castenaso, 6 ottobre 2021) Ho partecipato ad un incontro promosso dal Comitato Fibromialgici Uniti CFU a latere della proiezione del documentario “Ad maiora: vittime di una malattia invisibile” di Federico Liguori. Un approfondimento che ha voluto fare il punto dopo tanti appuntamenti di sensibilizzazione in tutto il Paese, ancora necessari, almeno fino a quando questa malattia invalidante non sarà pienamente riconosciuta come tale dal Servizio sanitario nazionale e il suo trattamento inserito nei Livelli Essenziali di Assistenza.

Avevo posto attenzione e sollecitato la Giunta sul tema mesi fa, nella consapevolezza che l’emergenza Covid non poteva che rallentare l’iter della Commissione nazionale LEA e la stessa applicazione delle “Linee di indirizzo per la diagnosi e il trattamento della fibromialgia” della Regione Emilia-Romagna, inviate alle ASL nel 2018 e contenenti disposizioni molto avanzate per le diagnosi e per una presa in carico completa dei pazienti, compresi i trattamenti alternativi ai farmaci. Ricordo che parliamo di una malattia neurologica riconosciuta dall’OMS sin dal 1992, che compromette gravemente la qualità della vita delle persone che ne sono affette, tre milioni in Italia, oltre 80.000 persone in Emilia-Romagna. Caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso, spesso associato ad astenia, disturbi del sonno fino a stati di ansia o vera e propria depressione, colpisce le donne circa 6-7 volte di più degli uomini.

Oggi siamo davvero a un passo dal riconoscimento nazionale, che resta ineludibile per concretizzare la presa in carico uniforme da parte dei Servizi. Ma la nostra Regione, come già spiegò l’assessore alla Salute Raffaele Donini rispondendo alla mia interrogazione in Aula, è pronta per sostenere i/le pazienti sui diversi fronti: dai costi dei trattamenti e dei farmaci alla formazione del personale sanitario e di medicina generale, dai dispositivi di sollievo alle cure non farmacologiche più efficaci in un’ottica personalizzata. L’impegno di CFU e delle tante volontarie coinvolte in tutta Italia, il protagonismo capillare della rete associativa, sta rafforzando ovunque azioni e consapevolezza. Noi ci siamo per anticipare i tempi, per l’appropriatezza ed equità delle cure, sempre dalla parte di chi soffre.