In un contesto nel quale ogni due-tre giorni una donna viene uccisa da un uomo violento, 73 femminicidi si sono consumati in ambito familiare o affettivo da gennaio a metà settembre (e la lista si allunga…), nel quale aumentano le richieste di aiuto ai Centri antiviolenza piuttosto che alle strutture sanitarie, le istituzioni non possono adagiarsi nell’ordinaria amministrazione. A maggior ragione quando la crisi Covid ha determinato e causa tuttora un ulteriore peggioramento della condizione lavorativa, di reddito, di vita sociale e familiare di tante donne, lo Stato e chi lo rappresenta deve fare uno scatto in avanti.
Ribadiamo che i femminicidi e le diverse forme di violenza di genere sono alimentati da uno squilibrio di potere e affondano le radici nella libertà e autonomia ancora negata alle donne. Ribadiamo l’approccio organico e integrato che serve per uscire una volta per tutte da disparità, discriminazioni e abusi che presentano costi insostenibili per la società. Ribadiamo che fra le diseguaglianze da superare per uno sviluppo equo, quella fra donne e uomini è prioritaria. Grazie alla Gazzetta di Reggio per aver ospitato il mio pensiero e il lavoro che stiamo svolgendo in Regione Emilia-Romagna verso l’adozione del nuovo Piano di prevenzione e contrasto della violenza di genere, per rilanciare l’attuazione della legge quadro 6/2014 per la parità.
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