(30 giugno 2021) In Assemblea Legislativa, dopo un lungo e approfondito esame nelle commissioni regionali, l’aula ha dato il via libera al “Documento Strategico regionale per la Programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo (DSR 2021-2027)”. Si tratta del documento che individua gli obiettivi e gli indirizzi verso cui tendere nella programmazione delle ingenti risorse europee che spettano all’Emilia-Romagna nei prossimi sette anni. Il documento focalizza diversi piani d’azione, toccando molteplici ambiti di intervento. Accanto a politiche che sappiano ricucire i divari territoriali e assicurare ovunque servizi sociosanitari di qualità, abbiamo orientato la programmazione dei Fondi europei su misure specifiche di contrasto alle diseguaglianze e discriminazioni di genere. Oggi, infatti, la Strategia europea per la parità è entrata in modo trasversale ai settori e questo si traduce in incentivi, bandi e azioni concrete anche formative di riequilibrio tra donne e uomini, che potranno contare su risorse inedite. Con il Documento strategico, orientiamo risorse adeguate per irrobustire tutte le reti di prossimità a supporto delle donne e delle famiglie, comprese le strutture per l’assistenza sanitaria territoriale e domiciliare e per la telemedicina. Di seguito l’intervento in Aula con cui ho illustrato gli emendamenti a mia firma.
La Regione Emilia-Romagna vanta ottime performance di spesa dei fondi europei e di realizzazione dei progetti nel periodo 2014-2020, con una percentuale di impegni che supera il 100% per i programmi regionali del fondo Fesr e Fse arriva al 98% per il Feasr, in cima alla classifica nazionale per stato di avanzamento dei programmi e velocità di spesa. Una efficienza istituzionale e di sistema che si fonda su una visione chiara di sviluppo e di società, nonché su un’idea chiara su come realizzarli… insieme, semplicemente.
Oggi noi contribuiamo, dunque, non solo a capitalizzare e rinsaldare questa nostra capacità, che ha sempre supportato sviluppo sostenibile e innovazione, ma a cogliere le sfide del Next Generation EU per una trasformazione sociale ed economica fondata sul nostro primo valore aggiunto: l’inclusione. Inclusione delle differenze, delle diversità e delle fragilità, che costituiscono una grande ricchezza per ogni società che le sappia valorizzare.
Lo abbiamo ricordato in diversi passaggi chiave in quest’Aula, da ultimo con l’approvazione della Legge europea e in occasione della Sessione europea: di particolare rilevanza in questo periodo di ripartenza, sono tutte le azioni in grado di intercettare le risorse dall’Europa e nazionali su una linea di sviluppo che colmi i gap divenuti insostenibili e aumenti, ora e in prospettiva, la resilienza sociale. Trasformazione per un nuovo umanesimo, innovazione al servizio del principio di eguaglianza, centralità della persona e dei diritti per un benessere collettivo duraturo.
Lo riaffermiamo con forza in questa sede di approvazione della nostra strategia di programmazione 2021-2027, il cui successo dipenderà dal reale superamento dei divari tra “centri” e “periferie” così come dalla riduzione delle diseguaglianze che impediscono di esprimere appieno competenze e potenzialità. Gli strumenti si stanno definendo e affinando con COERENZA e CONCRETEZZA attorno all’obiettivo di rimuovere gli ostacoli e promuovere i talenti per un protagonismo paritario delle donne e delle nuove generazioni. Lo raggiungeremo grazie ad un’azione integrata che impedirà quell’impoverimento sociale e occupazionale acuito dal Covid che le statistiche ci hanno confermato e continuano a registrare. Ecco perché stiamo orientando il DSR e il programma di Specializzazione intelligente su obiettivi innovativi e strategici quali il Women New Deal, che, lo ricordo, ha visto proprio di recente due importanti passi avanti: la costituzione del primo Fondo regionale per l’imprenditoria femminile e il Women New Deal; la valutazione di impatto di genere ex ante delle norme regionali, innovazione fondamentale per uscire dal “recinto” delle misure specifiche per le donne e collegare invece l’empowerment femminile e la parità a un progetto di crescita strutturale del paese.
Gradualmente ma in modo inesorabile irrobustiamo la nostra strategia di inclusione che si ispira all’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile del Pianeta. Ove elemento imprescindibile è il perseguimento dell’uguaglianza sostanziale, a fronte di una disuguaglianza di genere che fra tutte è la più profonda e dunque da combattere in modo sistematico dal punto di vista intersezionale del divario sociale, economico e culturale.
Non esistono politiche neutre, misure neutre, azioni neutre. Esiste la società, piena di contraddizioni e spigoli che devono essere affrontati con appropriatezza, in modo adeguato, integrato e intersezionale, una delle leve più potenti per fare il salto di qualità che vogliamo nella coesione sociale e nella competitività territoriale. Con il Documento strategico orientiamo perciò risorse adeguate per irrobustire tutte le reti di prossimità a supporto delle donne e delle famiglie, comprese le strutture per l’assistenza sanitaria territoriale e domiciliare e per la telemedicina, perché, come abbiamo imparato a tutti i livelli dalla pandemia, non c’è sviluppo sostenibile, non c’è futuro, senza un welfare accessibile a misura di persone, senza una buona e piena occupazione per tutti e tutte come elemento fondante l’autodeterminazione. Ormai è infatti dimostrato che l’emancipazione femminile si traduce in una ripresa della natalità, rafforzata dalla sicurezza sociale e dalla fiducia per il futuro.
In particolare, crediamo fortemente che sia stato importante porre in testa al Documento (1.1 Gli orientamenti strategici della Commissione Europea e le iniziative faro) l’assunto che “la transizione ecologica e la transizione digitale devono essere accompagnate da politiche di coesione e di equità, partendo dalla Strategia per la parità di genere 2020-2025 COM(2020) con cui l’Europa si fa garante della parità di genere per prevenire e contrastare la violenza di genere, la discriminazione sessuale e la disuguaglianza strutturale tra donne e uomini mediante principi di intersezionalità, multidimensionalità e integrazioni delle politiche, nonché per promuovere pari opportunità di realizzazione personale per ragazze e ragazzi. Attraverso l’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e l’istituzione della Garanzia europea per l’infanzia si rafforza, inoltre, l’investimento sui sistemi educativi, formativi e di inclusione per il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza e la valorizzazione dei talenti e delle diversità in ogni ambito.”
Al capitolo 3.2.4 Women New Deal abbiamo ribadito l’obiettivo sfidante e non banale di “Integrare la dimensione di genere nell’elaborazione politica, normativa, strategica, progettuale e programmatica per contribuire a migliorare le condizioni di equilibrio tra uomini e donne, evitando l’incremento anche inconsapevole delle disuguaglianze e migliorando la governance complessiva delle politiche in ottica di genere per il progresso della società. La Regione Emilia-Romagna si è dotata a questo scopo di uno strumento nuovo, il gender impact assessment ovvero la valutazione dell’impatto di genere ex ante delle leggi per verificare in che modo le opzioni legislative di public policy, apparentemente neutre rispetto al genere, possano influenzare in modo differente donne e uomini, consentendo di uscire dal “recinto” delle frammentarie misure specifiche per le donne partendo dal Nucleo Operativo d’Impatto (NOI), previsto dalla Legge europea regionale.”
Tutto questo impegno, questa passione, questa competenza consapevole e mirata, la mettiamo a disposizione, prima di tutto, del lavoro, della soggettività, dell’autonomia delle ragazze e delle donne dell’Emilia-Romagna. Soprattutto per rifondare una nuova alleanza tra uomini e donne ispirata al riconoscimento e al rispetto reciproco contro ogni discriminazione e violenza. Un pensiero va al proposito a Chiara Gualzetti e a tutte le altre vittime a cui è stato negato il futuro. Per loro, per tutte, non smetteremo di fare la nostra parte.
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