(3 maggio 2021) L’appuntamento periodico della Conferenza regionale delle elette, convocata dalla Commissione per la Parità, è sempre occasione di tarare le politiche sulle esigenze e proposte dei territori. All’esame anche in questa sede sono le condizioni concrete delle donne penalizzate ulteriormente dall’emergenza e gli strumenti regionali, nazionali ed europei messi in campo per colmare divari profondi divenuti insostenibili. Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, unito alle risorse e alle strategie europee, rappresenta senza alcun dubbio un passo in avanti, non risolutivo ma portatore di innovazioni importanti quanto necessarie. Innanzitutto perché, come richiesto dal PD e dalle Donne Democratiche, applica un approccio di tipo trasversale: l’obiettivo della riduzione dei gap tra donne e uomini e il contrasto alle discriminazioni di genere è infatti presente nelle varie missioni di sviluppo in cui si articola il piano.

Lo ha spiegato anche la sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Maria Cecilia Guerra, in collegamento con la Conferenza. Sarà grazie a questo approccio mainstreaming che potremo valutare l’impatto di genere di politiche ed investimenti, uscendo una volta per tutte dalla dimensione marginale e residuale tradizionalmente assegnata alle pari opportunità. Inoltre, nel PNRR è inserito un meccanismo di premialità che si dovrà tradurre, ad esempio, in punteggi più alti nei bandi e gare d’appalto a quelle imprese che tendono alla parità salariale garantendo condizioni di trasparenza della retribuzione, che hanno consigli di amministrazione dove la rappresentanza di genere è equilibrata, che sono impegnate ad aumentare il protagonismo e l’occupazione femminile. A discapito delle aziende che continuano a discriminare.

Molti interventi delle Amministratrici locali hanno evidenziato il tema irrisolto della conciliazione, del peso domestico e della cura non abbastanza condiviso e perciò all’origine della fatica o della scelta quasi sempre obbligata di restare fuori dal mercato del lavoro, in particolare con la maternità. Anche la presidente della Commissione per i Diritti della donna e l’Uguaglianza di genere del Parlamento Europeo, Evelyn Regner, ha evidenziato l’aumento degli oneri domestici per madri, lavoratrici e caregivers di anziani o disabili nel periodo della pandemia, con un monte ore medio di 12 ore in più rispetto agli uomini ogni settimana. Secondo il forum economico europeo, siamo tornati indietro di 36 anni sul percorso di emancipazione femminile. È dunque fondamentale investire nelle infrastrutture sociali, in una rete di servizi in grado di liberare il lavoro, la vita delle donne. Su questo aspetto il Piano nazionale appare carente a molti osservatori, dal momento che non stanzia grandi risorse sui servizi di welfare e prevede 3,6 miliardi per la costruzione di asili nido, 4,6 se si considerano anche le scuole per l’infanzia. Un investimento che arriva a garantire una copertura del 33%, che è l’obiettivo che l’Europa aveva dato per il 2010. Ma siamo anche consapevoli che, se in Emilia-Romagna l’abbiamo superato da anni, al momento la copertura media in Italia di asili pubblici è intorno al 15%.

Il Piano di Ripresa e Resilienza è un progresso, strutturale, verso una società più avanzata anche sotto il profilo dei diritti e della parità di genere. Spetta però a tutti noi, ad ogni livello politico e istituzionale, contribuire a realizzarlo con equità e soprattutto alimentare innovazione sociale veramente sostenibile.