(15 aprile) Abbiamo approvato all’unanimità la Risoluzione del Partito Democratico di cui sono prima firmataria, che impegna la nostra Regione a sostenere le iniziative per una cessazione immediata delle violenze in Myanmar che hanno già causato centinaia di vittime, per la liberazione degli attivisti pacifici imprigionati dai militari, delle Autorità democraticamente elette e di Aung San Suu Kyi.
Il Myanmar è collocato tra Cina e India, in una posizione geopolitica complicata. Parlare del dramma che lì si sta consumando non significa parlare d’altro, la pandemia ci ha insegnato che siamo tutti interconnessi e tenere alta l’attenzione sul popolo birmano significa parlare anche di noi. La recente audizione in Commissione della senatrice Albertina Soliani in rappresentanza dell’Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania, è stata illuminante. Il dramma umanitario determinato dal golpe militare e che sta portando rapidamente il Myanmar verso la guerra civile, investe la capacità delle democrazie di promuovere nel mondo come al loro interno quel progresso civile e sociale per cui sono nate, garantendo diritti e libertà individuali e collettive.
Il 1° febbraio 2021 avrebbe dovuto insediarsi il Parlamento eletto con le elezioni generali dell’8 novembre 2020 vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia (LND) con l’85,6% dei seggi, ma i militari hanno preso il potere con un colpo di stato arrestando il Presidente della Repubblica U Win Myint e la Consigliera di Stato e Ministra degli Esteri Aung San Suu Kyi, assieme a centinaia di dirigenti del suo partito, attivisti, monaci, giornalisti, donne, uomini, ragazzi. Il fatto che il colpo di Stato sia avvenuto nel giorno dell’insediamento la dice lunga su ciò che c’è in ballo … niente di più e di meno che il faticoso cammino verso la democrazia. Ciò che ha ispirato questo passaggio sta senza dubbio nella clamorosa sconfitta del Partito di riferimento dei militari alle elezioni, ma di più il consenso popolare che si stava consolidando intorno ai valori e ai principi democratici. Centrale nel percorso di transizione è la figura leader di Aung San Suu Kyi, già premio Nobel per la Pace, già oggetto durante la sua prima esperienza di governo di una campagna di discredito internazionale da parte dei suoi detrattori proprio per indebolirla e, con lei, allontanare l’orizzonte democratico. Oggi la situazione è drammatica sia dal punto di vista sanitario, con l’arresto di numerosi medici in una fase ancora acuta del contagio, che dal punto di vista della sicurezza, vista l’uccisione di centinaia di civili e il rimbalzo internazionale della crisi; pensiamo all’ambasciatore del Myanmar a Londra che dorme in macchina perché sfrattato dai militari del suo paese.
La Regione Emilia-Romagna ha avuto e ha tutt’ora rapporti significativi con il Myanmar anche grazie ad associazioni solidaristiche e culturali di amicizia Italia-Birmania, oltre a rapporti instauratisi negli anni scorsi in ambito sanitario per portare buone prassi e operatori. Vi sono progetti di solidarietà internazionale sostenuti dalla Regione sul Piano di Cooperazione 2019 che confidiamo possano essere rafforzati tenendo conto della crisi umanitaria in atto. Questa risoluzione approvata all’unanimità impegna la Giunta e noi tutti a tenere alta l’attenzione nazionale e internazionale sulla situazione in Myanmar, per la cessazione immediata delle violenze sui civili e per il deferimento dei responsabili dei massacri in atto al Tribunale penale internazionale. E a sostenere concretamente in ogni modo la popolazione, la faticosa resistenza pacifica messa in campo da civili, la liberazione di Aung San Suu Kyi.
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