(20 marzo 2021) Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha firmato un decreto con il quale ritira la Turchia dalla Convenzione di Istanbul per la prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne e domestica sottoscritta nel 2011. Firmata da 45 paesi in tutto il mondo oltre all’Unione Europea, ratificata all’unanimità del Parlamento italiano nel 2013, questa fondamentale Convenzione impegna i governi a promuovere azioni concrete in ogni ambito per ridurre drasticamente la piaga dei femminicidi che, proprio in Turchia, ha registrato il dato ufficiale di 300 vittime solo l’anno scorso.
Il vicepresidente Fuat Oktay ha dichiarato che “non è necessario cercare rimedi esterni o imitare gli altri per questo obiettivo fondamentale. La soluzione invece è nelle nostre tradizioni e costumi, in noi stessi”. Secondo i conservatori turchi la Convenzione minerebbe l’unità familiare, incoraggiando il divorzio e dando spazio nella società alla comunità Lgbt. Dichiarazioni oscurantiste e illiberali a motivare una decisione grave, che apre la strada al recesso da parte di altri governi non propriamente democratici.
E a farne le spese sono le donne, le persone tutte. Perché la sicurezza e l’inviolabilità della persona passa attraverso la cultura del rispetto, la consapevolezza dei diritti e le leggi che li tutelano. Oggi la grande Turchia è diventata piccola. Oggi le donne turche sono meno sicure e ancora meno libere. Noi siamo al loro fianco.
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