(1° marzo 2021) Ecco la riflessione che ho consegnato alla Direzione nazionale del Partito Democratico, convocata in queste ore su un ordine del giorno – “L’affermazione di un partito di donne e uomini al centro di una nuova fase politica” – che non lascia più spazio a inciampi e tentennamenti.
Buon pomeriggio a tutti e a tutte.
Mi preme inserirmi in questa discussione con alcune brevi considerazioni. Prima di tutto ho riletto con attenzione la relazione del Segretario che ritengo vera e sincera. Non tutti possono parlare dell’uguaglianza di genere con la stessa credibilità, nonostante gli inciampi. Zingaretti è uno che lo può fare, perché se la Conferenza delle Donne è rinata è grazie alle tante donne che ci hanno creduto, ma anche ad un Segretario ed una segreteria che a differenza del passato l’ha favorita.
Dopodiché … perché è sbagliato non considerare dirimente ed essenziale il tema dell’uguaglianza di genere? Perché è importante non perdere mai di vista gli effetti e l’impatto che ora più che allora possono avere le azioni o le omissioni del Partito sul tema? Non solo perché perseguire l’obiettivo dell’uguaglianza di genere nel quadro della democrazia paritaria significa attuare la Costituzione, non solo perché significa adempiere al nostro Statuto, non solo perché significa essere pienamente inseriti nella visione delle forze progressiste che hanno forgiato l’Agenda 2030 dell’ONU, nonché realizzare le azioni previste dalla Convenzione di Istanbul ratificata all’unanimità del Parlamento italiano. Non solo per questo che già sarebbe sufficiente.
È per noi fondamentale nutrire pensieri e azioni concrete e convincenti sui temi della parità, perché sarà uno dei temi centrali su cui potremo distinguerci dalle destre sedute con noi al Governo della Repubblica o contro di noi all’opposizione. Certamente, saranno anche altri i temi su cui marcheremo la nostra differenza, la nostra impronta, la nostra identità e dovremo farlo se non vorremo dissolverci nel qualunquismo governista… ma è proprio sui temi dell’uguaglianza, della idea di società inclusiva, dei diritti civili, dell’emancipazione femminile che le destre a tutti i livelli tradiscono il vero sé misogino, come dimostrano campagne contro l’autodeterminazione femminile “da bava alla bocca” che vediamo in molte città. Poiché su questi temi la battaglia delle destre diventa ideologica, su questi temi dobbiamo essere determinati e determinanti nell’orientare l’azione politica e di Governo.
La presenza del femminile nei luoghi della decisione è importante di per sé, è importante come esempio e simbolo per tante donne. Il misurarsi con il potere, con il Governo del Paese (se fatto bene, perché non basta fare, bisogna fare bene come diceva Nilde Iotti) significa acquisire agibilità politica. La mancata nomina di Ministre democratiche nel Governo Draghi è la punta dell’iceberg di quanta strada vi sia ancora da fare affinché la condivisione del potere e della responsabilità diventi una prassi e non una eccezione nei luoghi della rappresentanza e della decisione a tutti i livelli dell’articolazione federale del nostro Partito e nelle istituzioni. Spesso, nei territori, le democratiche combattono in solitudine per l’affermazione di leadership femminili che pure esistono, che vanno riconosciute e sostenute, ma che ci sono e sono ovunque. Allora perché non emergono? È forse perché manca il conflitto? Dovremmo fare la rivoluzione? Magari sì, dovremmo essere più incisive nei toni e nei modi, ma credo di più nell’idea che se la leadership è donna porta un valore aggiunto proprio perché si afferma in modo differente e nella differenza arricchisce la Comunità. Per riconoscerla bisogna indossare lenti nuove e nuovi sguardi che non replichino semplicemente ciò che è stato, ma che osino senza pregiudizio verso nuove prospettive. E per farla emergere, a tutti i livelli, c’è bisogno di un partito di donne e uomini consapevoli.
Io non credo che le donne abbiano bisogno di capi. Hanno bisogno di riferimenti e di esempi, hanno bisogno di rispetto, di riconoscimento, ma soprattutto di occasioni in cui poter dimostrare il proprio valore e attaccamento alla propria Comunità politica. Eccolo il partito di donne e uomini, dove il concetto di merito si coniuga con le pari opportunità di partenza, altrimenti la meritocrazia è un inganno, parlarne un’ipocrisia.
Per un partito autenticamente e convintamente di uomini e donne ci vuole il coraggio anche di mettersi in discussione, tutti e tutte, nessuno escluso; e di agire insieme con rispetto reciproco per trovare soluzioni. La battaglia giusta dell’uguaglianza di genere va usata per ottenere spazi di azione necessari, ma una volta conquistati gli spazi non bisogna mai dimenticarsi della responsabilità di agire in nome e per conto di tante donne senza voce e senza volto, immerse nell’invisibilità della fatica e di una sofferenza che solo qualche statistica fa emergere dal buio. Adeguare l’effettiva partecipazione politica delle donne alle esigenze della società significa rendere più adeguate tutte le nostre politiche, più sostenibile il nostro presente e speriamo migliore il nostro futuro, perché il futuro non attende e le donne neppure. Significa perciò anche gestire il percorso verso le elezioni amministrative con oculata saggezza e illuminato pragmatismo.
Partiamo da noi dunque. Dai contenuti della relazione del Segretario, dai contenuti dell’ordine del giorno che ci proporrà la presidenza, dalla forza di aggiungere capitale umano a rafforzamento del Partito e non di sottrarlo per purismo di parte. Ripartiamo da noi dunque e da una auspicabile fotografia – da affidarsi al Dipartimento pari opportunità – sullo stato di attuazione dello Statuto relativamente al principio di parità e uguaglianza di genere negli organismi di partito a tutti i livelli. Renderci conto in modo oggettivo della nostra realtà interna ci darà ulteriore motivo e linfa per correggere il tiro e agire in modo puntuale e mirato in ogni contesto per essere finalmente un Partito di donne e uomini … insieme.
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