(22 febbraio) Un’audizione approfondita svolta in commissione Politiche per la Salute e l’approvazione unanime della Risoluzione a mia firma ha impegnato la Regione, la rete dei professionisti, delle strutture sanitarie e Servizi locali ad affrontare il tema della depressione, che nel mondo colpisce le donne in numero quasi doppio rispetto agli uomini, con strumenti adeguati al periodo di pandemia e con rinnovate energie. Innanzitutto, abbiamo chiesto di aderire ai principi e buone prassi del manifesto “Uscire dall’ombra della depressione” della Fondazione Onda, poi (con una Risoluzione della consigliera Stragliati da noi emendata e approvata all’unanimità) di potenziare i servizi di supporto psicologico a studenti e docenti oltre che alle persone caregiver, che si prendono cura di loro familiari in difficoltà. Non vi sono dubbi, la pandemia farà presto vedere tutti i suoi effetti anche sulla salute mentale. Solo mettendo al centro le persone, potenziando i servizi di prossimità e l’informazione, si riuscirà a intercettare anche questi mali troppo spesso invisibili e stigmatizzati, fonte di sofferenza e di solitudine profonda.
Promosso da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) e realizzato con il patrocinio della SIP (Società Italiana di Psichiatria) e della SINPF (Società Italiana di Neuropsicofarmacologia), il Manifesto suggerisce la realizzazione di test di screening rivolti a fasce di popolazione considerate a rischio ed altri strumenti multidisciplinari ad hoc per la diagnosi precoce, presa in carico e terapia, al fine di poter agire prima che la depressione si manifesti o comunque in tempestivamente.
Secondo i dati presentati dalla responsabile per la Salute mentale e dipendenze psicologiche, Mila Ferri, in regione i casi collegati alla depressione non risultano in aumento: restano circa 26mila le persone colpite che annualmente vengono seguite dai Centri di Salute mentale dell’Emilia-Romagna (circa il 5 per mille della popolazione), di cui il 67 per cento sono donne. Nella fase emergenziale, dal febbraio del 2020, si registrano addirittura meno ricoveri collegati a questo tipo di problematiche. Né si registrano incrementi nei tentativi di suicidio e di eventi di autolesionismo. Una rilevazione che appare in controtendenza con tutti gli studi in corso, che parlano di aumento netto del disagio, ma che non deve stupire: con l’emergenza, le persone sono meno propense a rivolgersi a questo tipo di servizi, inoltre gli stessi centri hanno ridotto l’offerta. Del resto, al netto del Covid, si stimano essere 85.000 coloro che soffrono di depressione maggiore, mentre le diagnosi sono appena la metà.
Marcella Falcieri, direttrice dell’Unità operativa consultori familiari dell’Ausl di Bologna, ha affrontato il tema della sindrome depressiva post partum, rilevando, in particolare, che “la mortalità materna tardiva (oltre i quarantadue giorni ma entro un anno dal termine della gravidanza) è nel 25 per cento dei casi legata proprio alla salute mentale”. Un progetto già attivato in regione cerca di sostenere le donne in questa fase, informare su queste problematiche, individuare i soggetti a rischio e poi implementare i fattori protettivi. Il professor Marco Menchetti, del dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie dell’Università di Bologna, ha focalizzato alcuni sintomi della depressione e disturbi emotivi quali ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno, etc., che “riguardano una persona su cinque”, spiegando anche che “il 15 per cento di questi casi sono gravi”. Menchetti ha poi riferito sul ruolo centrale che potrebbero assumere, per questo tipo di problematiche, le Case della salute.
Il professore Claudio Mencacci, psichiatra, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf) ha parlato degli effetti del Covid sulla salute mentale, rilevando che “oltre il 30 per cento delle persone risultate positive al virus hanno avuto sintomi neuropsichiatrici, compresa la depressione (anche nei mesi successivi alla guarigione)”. La depressione è già la prima causa di disabilità al mondo e la prima malattia cronica a livello europeo. A causa del Covid e del protrarsi dell’emergenza pandemia, è previsto un aumento dei casi di depressione, in particolare fra giovani, donne e anziani. La presidente dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, Francesca Merzagora, ha infine presentato il manifesto “Uscire dall’ombra della depressione”, uno degli ultimi impegni di Onda volto a garantire alle donne il diritto alla salute secondo i principi di equità e pari opportunità. Risulta sempre più importante “fare rete, coinvolgendo anche le istituzioni, per ridurre gli stereotipi stigmatizzanti verso questa malattia che impatta pesantemente sulla qualità e sulla quantità di vita di chi ne soffre e che comporta un enorme drenaggio di risorse socioeconomiche”. Basti pensare a come cambiano le cose nelle famiglie quando la depressione colpisce un componente, a quanta sofferenza si genera e a quanto lavoro di cura occorre mettere in campo….
Ringrazio tutte e tutti i Colleghi, a cominciare dalla presidente della Commissione Ottavia Soncini, per l’avvio di un lavoro che ci vedrà impegnati con la Sanità regionale e i Servizi sociosanitari a intervenire in modo più incisivo ed efficace anche su questo fronte.
Continuo a leggere che le donne sono più colpite dalla depressione, solo perché sono quelle che si rivolgono ai Centri di salute mentale per farsi aiutare. Gli uomini invece, siccome devono essere “forti” a tutti i costi, spesso nascondono la depressione bevendo, drogandosi ecc. (supposizione acquisita attraverso colloquio con Direttore o primario (non so il termine esatto) di Centro di salute mentale).