(8 febbraio 2021) L’audizione di Unioncamere Emilia-Romagna in Commissione Politiche economiche (QUI LE SLIDES) ci consegna la drammaticità del periodo e suggerimenti utili a cogliere le opportunità a partire da quest’anno.
I dati confermano che la pandemia ha colpito duramente buona parte del tessuto produttivo del nostro territorio, ampliando le diseguaglianze anche territoriali e penalizzando in modo particolare l’occupazione di donne e giovani. La regione ha subito nel 2020 un calo del PIL in linea con quello nazionale del 9,2%. Il dato positivo è che le nostre imprese sono in media più preparate alla ripresa e dunque si stima per il 2021 un aumento del Pil e dei fatturati in linea con la media europea tra il 5 e il 6% (in Italia la stima è solo del 3%). Hanno chiuso 1.989 imprese emiliano-romagnole nei settori più colpiti dalla crisi pandemica (commercio, turismo, cultura, estetica, ristorazione) ma crescono le imprese nelle filiere del medicale e dell’e-commerce (+19%), con un saldo sostanzialmente in pareggio.
L’Emilia-Romagna registra un calo del 2,6% dell’occupazione totale, concentrata nelle zone periferiche e montane. Abbiamo ormai raggiunto i 500 milioni di ore di cassa integrazione e le 100.000 domande di indennità di disoccupazione Naspi. Drammatica la penalizzazione dei giovani (la cui disoccupazione è tornata a crescere in Italia fino al 29,7%) e del lavoro femminile, che in tutto il Paese ha inciso nella perdita di posti di lavoro per il 70% nell’anno passato e per il 98% nel mese di dicembre.
Si prevede che nei prossimi 5 anni, a causa dell’automazione e dell’intelligenza artificiale, in tutto il mondo si perderanno 75 mln di posti di lavoro ma, se sarà messa in campo adeguata formazione e riqualificazione tecnologica e ambientale, se ne potranno creare 133 mln di nuovi. Un segnale importante è che in E-R le aziende stanno cercando più laureati (+17% rispetto all’11% di pochi anni fa) e lo sviluppo delle tecnologie digitali e dello smartworking, su cui stiamo investendo, saranno indispensabili alla crescita.
L’illustrazione di Unioncamere ha sottolineato come la nostra la forza lavoro e la popolazione stanno sempre più invecchiando (se nel mondo ci sono 35 anziani su 100 bambini, da noi sono 189 su 100 minori). Soltanto un New deal dei saperi e delle competenze con l’iniezione di forza lavoro rinnovata, potrà salvarci dalla marginalità. Occorrono adesso ammortizzatori sociali mirati su donne e giovani a cui affiancare, da oggi, politiche attive inclusive per la creazione di nuovo lavoro, dove di primaria importanza siano la lotta alla precarietà, la qualità formativa e professionale, lo sviluppo di creatività e intelligenza sociale… che nessun robot potrà sostituire. Nulla sarà più uguale al passato. La responsabilità pubblica richiede investimenti in una transizione economica che deve coinvolgere ogni ambito ma anche un ripensamento del welfare, delle infrastrutture sociali, che sia capace di intercettare i bisogni delle persone, nessuna esclusa.
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