(7 gennaio 2021) L’assalto alla sede di Capitol Hill a Washington ha scioccato il mondo intero, è costato almeno quattro morti e diversi feriti e inferto una ferita simbolica difficile da calcolare. I rappresentanti Repubblicani e Democratici hanno però reagito uniti di fronte ad uno spregio inaudito. Una volta ripristinata la sicurezza, dopo ore di violenze, paura e sgomento per l’irruzione pressoché indisturbata dei sostenitori di Trump, il Congresso degli Stati Uniti ha ripreso i suoi lavori e proclamato formalmente la vittoria del presidente Joe Biden e della vicepresidente Kamala Harris. Nel giorno delle nostre celebrazioni del Tricolore nazionale a Reggio Emilia, questa pagina buia ci deve far riflettere in modo particolare sulla fragilità della democrazia, che non può mai e in nessuna parte del mondo, considerarsi scontata.
Il gioco al massacro del presidente uscente ha ferito le regole elementari della convivenza civile, ancor prima di aver violato quelle democratiche. Consumato dal suo ego ipertrofico e da un uso spregiudicato e populista del potere, Donald Trump ha continuato a sostenere la frode elettorale, non riconoscendo la sconfitta e addirittura forzando gli esponenti del suo partito a commettere illeciti. Così facendo ha incendiato gli animi dei suoi sostenitori più estremisti. Non poteva non essere consapevole delle conseguenze di una tattica che, sin dall’inizio del suo mandato presidenziale, ha sparso bugie e teorie cospiratorie e fomentato conflitto sociale. Le cittadine e i cittadini americani hanno risposto alle urne, le istituzioni rappresentative stanno dimostrando in modo bipartisan che la democrazia americana sarà più forte dell’odio e della violenza. Ora gli Stati Uniti potranno davvero voltare pagina (“Honor, decency, respect, tolerance – THAT’S who we are”, ha dichiarato il neo presidente Biden), per sostenere pacificamente, con determinazione, la lotta alla pandemia e alle diseguaglianze che la crisi e lo stesso Trump hanno approfondito.
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