(10 dicembre) Ho partecipato al terzo webinar del Progetto “InPink: Work and opportunity”, dedicato alle prospettive occupazionali e sociali: il futuro delle donne e l’impatto COVID 19”. Grazie a Sweden Emilia-Romagna Network (SERN) e alla Provincia di Parma per aver sviluppato, nell’ambito del Festival della Cultura Tecnica, approfondimenti e reti di buone prassi per superare le discriminazioni di genere esistenti nel mercato del lavoro e nella società. Perché segregazione formativa, mancanza di opportunità di empowerment e insufficienti infrastrutture sociali a supporto del lavoro femminile, stanno mettendo a rischio la ripresa post pandemia in Italia e nel mondo.
Il Covid-19, l’inedita emergenza sanitaria e la profonda crisi che ancora non siamo in grado di quantificare nei suoi reali effetti di medio periodo, ha squadernato prima ancora che approfondito le diseguaglianze e le contraddizioni del Paese. Lavora solo il 49 per cento delle donne contro una media europea del 63; circa il 33 per cento a tempo parziale, contro il 9 per cento degli uomini; solo il 6 per cento è impiegato nelle professioni scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (le cosiddette STEM cioè le più competitive), contro il 31 per cento degli uomini; le donne guadagnano in media il 18% in meno rispetto agli uomini, nelle coppie con figli minori addirittura il 30% in meno. Considerata la precarietà che connota tanta parte del lavoro femminile, non può stupire che oggi, dati del terzo trimestre 2020, sono già 457.000 i posti di lavoro persi da giovani e donne, cioè il 76% del totale dell’occupazione dipendente andata in fumo nella crisi.
Dopo l’assessora Barbara Lori ho rappresentato le proposte e l’impegno di un vero e proprio Women New Deal che si sta concretizzando in Regione: nella consapevolezza che solo coordinando strumenti quali il Bilancio di previsione, la programmazione economico-finanziaria 2021-2023, i Fondi europei e il Patto per il Lavoro e il Clima da stringere con la società regionale, potremo convogliare le risorse che servono su un massiccio intervento per lo sviluppo equo, inclusivo, sostenibile dei prossimi anni. L’Emilia-Romagna farà la sua parte e darà un contributo a livello nazionale per accelerare il cammino verso la piena parità socioeconomica tra donne e uomini. Alla base, un percorso culturale e un mix virtuoso di volontà politica, buone prassi e buone norme da attuare, che non è improvvisabile e non deve essere frammentario. Oggi insomma occorre una visione a 360°, alleanze e azioni trasversali, grande determinazione. Serve il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, ossia riconoscere il deficit strutturale che sottrae il contributo femminile allo sviluppo, il coraggio conseguente di mettere in campo investimenti e politiche incisive, strutturali, misurabili. A tutti i livelli.
All’evento sono intervenute anche Liliana Tessaroli dell’Agenzia Regionale per il lavoro, Aka Koski per le politiche del lavoro del Comune di Lulea (SVE), Francesca Cavallini ed Elisabetta Bernardini del Centro Tice – Comitato imprenditoria femminile – per la Camera di Commercio di Parma, Giulia Sudano e Valentina Bazzarin dell’Associazione Orlando di Bologna.
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