(3 dicembre 2020) Abbiamo espresso parere favorevole alle leggi di Bilancio e alla programmazione economico-finanziaria della Regione per il triennio 2021-2023. Consapevoli dell’impegno di una manovra da oltre 12 miliardi di euro, di cui più di 9 miliardi per la sanità regionale, nell’ambito del quadro difficile e sofferto dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Consapevoli che le disuguaglianze di genere si sono approfondite e che per la ripresa occorre uno sforzo trasversale di tutti gli Assessorati orientato a superarle, ad evitare un arretramento drammatico delle donne nell’occupazione e sul lavoro.

L’Emilia-Romagna rappresenta una delle migliori realtà italiane in tema di occupazione e lavoro femminile, grazie al mai abbandonato impegno sui servizi educativi per la prima infanzia, sulle politiche per l’istruzione e formazione professionale e sulla rete degli interventi e servizi finanziati attraverso il FRNA per le persone anziane e disabili non autosufficienti. Ma la crisi pandemica non risparmia nessuna comunità. Per questo la legge regionale 2/2014 per il riconoscimento e il sostegno del caregiving familiare (in gran parte sulle spalle delle donne) e la legge quadro regionale per la parità e contro le discriminazioni di genere 6/2014 (con il suo approccio trasversale e organico) vanno attuate fino in fondo. Nel mio intervento ho richiamato tutte le rilevazioni assunte e divulgate dall’Assessorato Pari opportunità nelle ultime settimane, da quelle strettamente correlate alle violenze di genere registrate dall’Osservatorio regionale, a quelle che Istat, Ispettorati del lavoro, Unioncamere, Inps, Inail ecc. che registrano un acuirsi dello “storico” gap a scapito delle donne in termini di disoccupazione, precarietà, bassa remunerazione, mancanza di sicurezze e sostegni adeguati.

Bene dunque che nel Bilancio di previsione della Regione si sia mantenuta invariata la dotazione di risorse sulle pari opportunità rispetto all’anno in corso, con un incremento in vista di una potenziata programmazione nell’attuazione delle leggi 6/2014 e 15/2019 per i diritti delle persone Lgbti, ispirata dalla necessità di dotarsi di un “Women New Deal” –del resto inserito nelle linee di mandato- quale obiettivo di azioni integrate per colmare i radicati gender gap che frenano equità e sviluppo. Parliamo di formazione STEM delle ragazze, di conciliazione dei tempi di vita, di accesso al credito, di un fondo dedicato all’imprenditoria femminile, di eliminazione del gender pay gap, di percorsi di uscita dalla violenza e autonomia.

Queste linee di intervento dovranno incrociare il piano europeo per la ripresa e la resilienza del “Next Generation EU” (Recovery fund) nell’affrontare l’impatto economico e sociale della pandemia di COVID-19. I fondi destinati all’Italia e quindi alle Regioni per la programmazione degli interventi non potranno prescindere da progettualità e azioni destinate alle donne, a tutte le donne. Da oggi gli impegni, le corresponsabilità, il coordinamento degli strumenti (Bilancio di previsione, Patto per il lavoro e per il clima, Women New Deal, piano regionale contro la violenza sulle donne) devono emergere con chiarezza.