Le attività sospese o limitate per Covid-19, sia nel primo lockdown che oggi, sono quelle che coinvolgono prevalentemente le donne: sanità, istruzione, servizi sociali, ristorazione, servizi collettivi e personali, assistenza. Professioni sistemiche di cui tutti hanno capito l’essenzialità. Tra i dipendenti, inoltre, sono più numerose le donne che hanno perso il contratto di lavoro (57% del totale durante la prima ondata), sono di più le donne che hanno fatto (61,4%) e stanno facendo ricorso alla Cassa integrazione in deroga, di più le donne che hanno attivato lo smartworking emergenziale (+58% contro il +23% maschile).

Tutti gli indicatori ci dicono che anche in Emilia-Romagna il Gender Pay Gap, ovvero la disparità di trattamento retributivo tra uomini e donne a parità di mansioni, ruolo professionale e settore d’impiego – retribuzioni superiori per gli uomini nel 77,8% dei casi trasversalmente a tutti i settori – aumenterà ulteriormenteLe donne, forza produttiva e sociale determinante, non possono aspettare che le diseguaglianze acuite dalla pandemia diventino irreversibili. Non può permetterselo la società per resistere e ripartire.

Per questo con Emilia-Romagna Coraggiosa e Federico Amico, presidente della Commissione Parità, ho depositato una Risoluzione (QUI IL TESTO sottoscritto anche da colleghi PD) che impegna la Giunta dell’Emilia-Romagna a introdurre nel nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima azioni puntuali di contrasto alle discriminazioni di genere sul lavoro, di rafforzamento della qualità dell’occupazione femminile, di potenziamento delle infrastrutture sociali per la conciliazione, per l’autonomia e per l’inserimento lavorativo delle donne con differenti abilità.

La risoluzione chiede anche di «assumere e promuovere l’assunzione del bilancio di genere come strumento di pianificazione e misurazione dell’impatto di genere nelle politiche di programmazione di tutti i livelli istituzionali e come strumento di monitoraggio dell’efficacia delle singole azioni previste nel Patto per il lavoro e per il clima». Si propone inoltre di utilizzare le risorse del Recovery Fund, il dispositivo europeo per la ripresa socioeconomica del valore di 750 miliardi di euro, anche per favorire la formazione e l’occupabilità femminile, contrastare il gender pay gap, potenziare la rete dei servizi alle persone, promuovere forme innovative di smart working e lavoro agile che non comportino derive di segregazione verticale e orizzontale. La Regione dovrà impegnarsi «a monitorare lo smart working, affinché non ostacoli i percorsi di carriera e di miglioramento professionale delle donne», e a sostenere e investire sulle iniziative e sulle progettualità di contrasto agli stereotipi di genere, e sull’avvicinamento delle ragazze alle materie STEM, anche attraverso bandi. Inoltre avrà il compito di monitorare le discriminazioni e le molestie sul lavoro, in collaborazione con la Consigliera regionale di parità, organizzazioni sindacali, direzioni del lavoro e tutti i soggetti coinvolti. La Risoluzione impegna poi la Giunta ad istituire un Fondo regionale per l’imprenditoria femminile fin dal 2021, la facilitazione dell’accesso al credito per professioniste e imprenditrici, agevolazioni e premialità per le aziende che praticano le pari opportunità e promuovono l’inserimento di donne in carico a percorsi assistiti di uscita dalla violenza. È infine fondamentale incentivare azioni di contrasto alla povertà attraverso progetti di reinserimento lavorativo per le donne in estremo disagio sociale.