(2 ottobre) La crisi della Goldoni, storica azienda emiliana di macchine agricole, è un segnale davvero preoccupante per la meccanica regionale, tra le più importanti al mondo. L’Emilia-Romagna guida infatti le regioni italiane nel settore, con una quota pari al 25,6% delle imprese e il 32,3 degli addetti e oltre un miliardo di euro di vendite all’estero. Una crisi, determinata dal disinvestimento del Gruppo cinese Arbos Lovol, che è particolarmente preoccupante per l’occupazione e la competitività del territorio di Modena e di Reggio Emilia, dove si concentrano il 70% delle imprese e degli addetti del comparto meccanico. L’Azienda Goldoni nel carpigiano (che conta 220 posti di lavoro diretto) con tutto il suo indotto, rappresenta un’eccellenza nella progettazione e fabbricazione di macchine per un’agricoltura di qualità, e un punto di forza difficilmente ricreabile in altre aree.
Per questo ho sottoscritto un Risoluzione del Gruppo PD che rilancia l’impegno dello stesso presidente Bonaccini, “per favorire iniziative parlamentari di sostegno al comparto della fabbricazione delle macchine agricole, agevolando, in particolare, in collaborazione con il governo nazionale, la tenuta dell’azienda emiliana”. Occorre poi insistere nel ricercare soluzioni, anche con il supporto di Confindustria Emilia-Romagna, quale il subentro alla proprietà di nuovi soggetti, a tutela dei lavoratori e lavoratrici”. Tutta la politica, rappresentata in Parlamento e in Assemblea legislativa, dovrebbe intervenire unita per scongiurare la perdita di una simile risorsa del territorio.
Nell’atto di indirizzo ricordiamo come l’acquisizione della Goldoni da parte della cinese Arbos Lovol aveva come obiettivo dichiarato il buon utilizzo delle conoscenze e soluzioni meccaniche in agricoltura per intervenire sul mercato europeo. Purtroppo, le successive modifiche societarie hanno portato a un processo di disinvestimento nello stabilimento ex Goldoni di Migliarina, fino all‘epilogo della presentazione lo scorso 17 settembre del concordato, che comporta il rischio liquidazione dell’azienda. Problemi analoghi riguardano anche il laboratorio di ricerca, della stessa azienda, nel comune bolognese di Calderara di Reno. Se la Lovol confermasse il disimpegno e il trasferimento del know how sarebbe una pessima indicazione di approccio, da parte del governo cinese, nella conduzione dei rapporti economici e commerciali con il nostro paese. E, soprattutto, significherebbe mettere la parola fine a un marchio storico italiano con un danno gravissimo per tutto il territorio emiliano-romagnolo.
Leave A Comment