(17 maggio) Per trovare il nostro Paese nel rapporto ILGA EUROPE 2020, che misura i progressi di tutela giuridica e sostanziale su 49 Paesi, dobbiamo arrivare alla posizione numero 35 con un indice pari al 23%, appena un punto in più rispetto al 22% dello scorso anno. Tra i fatti di rilievo dell’anno scorso in Italia, Ilga annovera, ad esempio, le condanne contro Silvana De Mari per diffamazione contro le persone lgbt e il “Congresso delle famiglie” di Verona. Naturalmente, due fatti di natura completamente opposta. A favore del nostro Paese hanno giocato l’approvazione della legge regionale contro l’omotransfobia in Emilia Romagna, i 43 pride che si sono svolti in tutta Italia lo scorso anno e l’elezione del primo sindaco trans d’Italia: Gianmarco Negri. Ma non sono passate inosservate all’analisi le sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale in tema di omogenitorialità, i provvedimenti dell’allora ministro Salvini contro le famiglie arcobaleno, la mancanza di ormoni per le terapie delle persone trans e il sondaggio di Eurobarometro dello scorso settembre, secondo cui l’Italia continua ad essere sotto la media dei paesi europei in termini di accettazione sociale delle persone Lgbti. Nonché l’assenza di una legge nazionale che tuteli contro l’odio omofobico.
Insomma, tanto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare e la lotta contro tutte le discriminazioni resta un nodo di sviluppo delle politiche di equità fondamentale. Il tempo sospeso che abbiamo vissuto a causa dell’emergenza pandemica ha per forza maggiore riscritto delle priorità di azione e di programmazione, ma i diritti umani devono sempre rimanere in cima ai nostri obiettivi, il faro che illumina il nostro orizzonte politico e istituzionale. Le crisi, di qualunque natura siano, non ci rendono tutti uguali, bensì colpiscono in misura maggiore i più vulnerabili. Non volgere lo sguardo altrove, prendere in carico i bisogni ed approntare soluzioni senza lasciarsi mortificare o abbattere da polemiche inutili è la cifra del nostro impegno e della nostra responsabilità. Ebbene, noi democratici e democratiche ci siamo e presidieremo, così come abbiamo presidiato con una maratona di 40 ore in Assemblea legislativa regionale l’approvazione della legge contro l’omotransfobia il 26 luglio 2019 alle 3,35 e così come sosterremo in Parlamento l’approvazione della proposta di legge contro l’omotransfobia a prima firma Zan calendarizzata per la discussione in Commissione a luglio.
Ogni violazione dei diritti umani è un colpo mortale alla dignità di ciascuno di noi per cui vale la pena battersi sempre, perché le battaglie giuste non finiscono mai.
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