(INTERVISTA di Lorenzo Chierici www.vivireggio.it/magazine) Rientrata in Consiglio regionale nei giorni scorsi, l’ex sindaca di Castelnovo di Sotto è impegnata su tre fronti: sanità e welfare, pari opportunità, politiche economiche e dello sviluppo
E’ in lotta per i diritti delle donne e dei più deboli praticamente da sempre e ora, grazie al consenso dei cittadini in occasione delle ultime elezioni regionali e allo spazio che si è creato, Roberta Mori è rientrata nel Consiglio regionale per adempiere al suo terzo mandato consecutivo. L’avvocata Mori, nella recente tornata elettorale, era rimasta esclusa per pochi voti, risultando però la prima nella lista dei non eletti. Grazie alle dimissioni dell’assessore regionale Mammi, che ha rinunciato all’incarico di consigliere per concentrarsi sull’importante delega all’agricoltura che gli è stata assegnata, Roberta Mori ha avuto la possibilità di rientrare in quel consiglio regionale che ormai lei stessa sente come casa sua, avendo speso al suo interno tanti anni e tante energie per combattere molte battaglie per la parità e contro tutte le discriminazioni.
“Sono molto motivata da questa fase così difficile e complicata, che sta mettendo in discussione le nostre esistenze, il nostro stile di vita, il nostro modo di essere e di fare, provocandoci grande sofferenza – ci spiega Roberta Mori al telefono – Nella mia carriera di avvocata e di eletta nelle istituzioni sono sempre stata sollecitata a risolvere problemi e a trovare soluzioni, esperienza che ora più che mai metto a servizio per costruire la nuova normalità che ci attende. Niente potrà essere più come prima, quindi dovremo costruire qualcosa di nuovo, assieme. La Regione, grazie all’impegno della giunta e in particolare del presidente Stefano Bonaccini, che è anche presidente della conferenza delle Regioni, ha adottato provvedimenti importanti di adeguamento delle disposizioni nazionali per andare incontro alle esigenze dei vari settori attraverso uno strumento che io reputo di straordinaria importanza, il “patto per il lavoro”, un mezzo efficace che abbiamo usato nella scorsa legislatura, che rappresenta la cifra politica del modo di governare della nostra Regione, sempre in accordo e in confronto permanente con le parti sociali, i sindacati e le imprese”.
Avvocata Mori, la settimana scorsa è rientrata ufficialmente in Consiglio regionale: quali sono ora le sue nuove competenze? Di cosa si occuperà nello specifico?
“Lavorerò su tre fronti. Mi occuperò di sanità e welfare affrontando i temi del diritto alla cura, alla sanità, alla salute e all’esigenza di un forte rafforzamento della filiera pubblica e dei servizi territoriali. Da questo difficile momento dobbiamo trarre un insegnamento: la prossimità dei servizi è molto importante per non lasciare le persone sole e per essere vicini ai più fragili, che, nell’autoisolamento dovuto alla prevenzione e alla protezione, hanno incontrato e incontrano grandi difficoltà. Mi riferisco al potenziamento dei servizi territoriali e di prossimità con gli infermieri di comunità, i servizi domiciliari, la medicina d’iniziativa, la telemedicina: tutto dev’essere a disposizione delle persone nell’ottica del sostegno e della semplificazione. L’urgenza ha consentito l’erogazione delle prestazioni e l’accesso a servizi sanitari in modo più immediato. Non dobbiamo disperdere le soluzioni innovative sperimentate, in stretta collaborazione coi medici di medicina generale che sono stati e sono uno snodo fondamentale, così come i nostri operatori ospedalieri, che non smetterò mai di ringraziare perché hanno fatto tutto ciò che era necessario e anche di più, con turni insopportabili”.
Ora che è in Consiglio riprenderà certamente tante sue storiche battaglie legate alle donne, all’infanzia e ai diritti civili?
“Sì, certo. Ci sono infatti progetti che mi stanno molto cuore ai quali sono legata dai precedenti mandati: primo fra tutti è il Mire, che sarà al servizio della maternità e della salute della donna. Il Mire e il Core rappresentano uno sviluppo importante del nostro assetto socio-sanitario. Il grosso tema dei punti nascita, su cui ho sempre avuto una posizione ben precisa e che una volta risolta l’emergenza, dovrà essere affrontato in modo condiviso e integrato come sostenuto in campagna elettorale e mi batterò perché ciò avvenga; poi c’è tutta la parte connessa al tema delle fragilità sociali e dei diritti delle persone. Mi impegnerò per l’attuazione della legge contro l’omotransfobia di cui sono stata relatrice nella passata legislatura, confidando di avere presto una legge nazionale che posizioni il nostro Paese dalla parte giusta ovvero quella dell’uguaglianza. Poi c’è il tema importante del ruolo delle donne nella società: l’emergenza Covid, di fatto, ha costretto al collasso attività e professionisti, colpendo soprattutto le donne; coi servizi all’infanzia e le scuole chiusi il 75% degli uomini ha ripreso a lavorare, mentre tra le donne solo il 25% lo ha fatto, sacrificandosi a favore della famiglia. In questo modo si rischia un arretramento dell’occupazione e dell’autonomia economica, soprattutto per le donne. Così pure grande attenzione va riservata all’impoverimento educativo subito dai bambini e dalle bambine in questo periodo e dal divario digitale che colpisce le famiglie meno attrezzate. A tal proposito ci sono iniziative molto importanti promosse dalla Regione e anche da privati impegnati nell’emergenza”.
Gli ultimi dati statistici raccontano di un aumento del 70% delle denunce di violenza sulle donne, un dato allarmante, non trova?
“Assolutamente sì. Nel primo momento di lockdown c’è stato un forte calo delle denunce, ma semplicemente perché le donne erano costrette a stare in casa e non potevano denunciare condizioni di difficoltà. Quando si è iniziato ad aprire il lockdown, con la possibilità di muoversi, sono lievitate le denunce a livello esponenziale; il fatto è gravissimo e lo è da molto tempo, ma se le donne sporgono denuncia significa che credono nella speranza di farcela. Chi in famiglia ha potuto vivere questo periodo di pandemia con le persone che ama e in un contesto protetto è stato fortunato, ma per chi ha contesti molto difficili il chiudersi in casa equivale a una prigione; ecco perché ora è molto importante riconquistare gli spazi pubblici che per molte donne rappresentano la salvezza. Vorrei lottare per un “Women new deal”, un nuovo patto che metta al centro lo sguardo e il contributo delle donne nella ripartenza per un vero cambio di paradigma che renda lo sviluppo più sostenibile. L’esperienza e le competenze femminili sono fondamentali per la ricostruzione, per quello anche a livello politico abbiamo lottato perché all’interno delle task force adottate da Conte e Borrelli ci fossero delle donne; era uno scandalo che, in origine, non fosse così: abbiamo vinto questa battaglia perché sono state inserite donne di grandissimo spessore che ci permetteranno, con equilibrio e visione di uscire dall’emergenza Covid grazie ad organismi altamente specializzati e paritari come deve essere”.
Cosa possono fare le istituzioni per difendere i diritti di tutti?
“Le istituzioni hanno gli strumenti legislativi a livello regionale per fare la propria parte di prevenzione e contrasto contro tutte le discriminazioni. Hanno però soprattutto una grande ricchezza che sono le associazioni presenti sul territorio da sempre impegnate per la tutela dei diritti civili e delle donne, nonché un solido coordinamento dei centri antiviolenza che con competenza accompagna e sostiene le donne vittime di violenza. Sostenere i progetti educativi di rispetto per le differenze e nutrire il tessuto di forte impegno socio-culturale su questi temi è un passo importante nella direzione del cambiamento. La Regione Emilia-Romagna c’è”.
Oltre a sanità e welfare e alle pari opportunità, lei è entrata anche in una terza commissione: quella delle politiche economiche e dello sviluppo del turismo, un altro tema particolarmente caldo in questo periodo…
“E’ vero. Nel settore turistico abbiamo l’ottima Natalia Maramotti alla presidenza di Destinazione turistica Emilia, che sta facendo un ottimo lavoro e che dobbiamo affiancare e sostenere visto che il contraccolpo Covid, nel settore turistico, si sta rivelando devastante. Emilia e Romagna possono offrire opportunità turistiche molto diverse e complementari. Abbiamo una grande occasione di recuperare i nostri luoghi, la nostra montagna e lo faremo con incentivi e supporti concreti. Sono già stati emanati provvedimenti specifici, ma ora vanno monitorati e messi in relazione con la curva epidemiologica”.
Parliamo di aziende: come vede il futuro delle imprese della nostra regione?
“Sono contenta che i ministri Boccia e Catalfo abbiano semplificato il meccanismo della Cassa integrazione in deroga per la quale ci vorrebbero dai 3 ai 5 mesi, tempi troppo lunghi e totalmente incompatibili con l’emergenza. Oggi è infatti indispensabile garantire liquidità alle aziende e alle famiglie per non affamare le persone e l’ultimo Dpcm è finalizzato proprio a questo, a partire dal nuovo meccanismo di applicazione della Cig in deroga. La Regione sta infatti cercando di declinare i provvedimenti nazionali alla nostra realtà, adattando le norme alle nostre esigenze, visto che, tra l’altro, l’Emilia-Romagna è una regione particolarmente colpita dal Covid, anche se, prudentemente, grazie al nostro eccellente servizio sanitario, possiamo tirare un sospiro di sollievo”.
Qual è invece il suo pensiero in tema di riapertura, sulla quale tutti i settori premono?
“Già dal 18 maggio, grazie alle linee guida nazionali e ai protocolli regionali, l’Emilia-Romagna comincerà a tornare alla normalità. Apriranno ristoranti, bar e spiagge, in modo tale che, con le dovute precauzioni e col massimo rispetto delle regole di distanziamento fisico e di igienizzazione, in tanti possano ricominciare a lavorare. L’Emilia-Romagna è impegno e lavoro e molti imprenditori mi stanno dicendo da giorni “fateci ricominciare, poi recupereremo quanto perso negli ultimi tre mesi”. Qui entra però in gioco la responsabilità individuale, che è molto importante in quanto obbliga ognuno di noi a fare la propria parte. Sono fiduciosa”.
Chiudiamo sul volontariato e su tutti coloro che stanno aiutando chi soffre senza chiedere nulla in cambio…
“Ci tengo a rivolgere un pensiero e un ringraziamento alle realtà di volontariato che hanno affiancato le Istituzioni e i servizi fornendo pasti ai bisognosi, col progetto della “spesa sospesa” e alle tante altre iniziative; un pensiero va anche a tutti i ragazzi, le ragazze, bambini e bambine ai quali cercheremo di restituire le occasioni di spensieratezza e di relazione nei campi estivi con attività sicure, per poi ritrovarsi a scuola dopo l’estate. Un pensiero lo rivolgo a coloro che si trovano in difficoltà per trovare il coraggio di resistere, ma soprattutto di combattere, perché ne usciremo solo tutti insieme. Noi saremo al loro fianco”
Leave A Comment