(Bologna, 20-22 novembre) Abbiamo approvato in Assemblea le proposte e raccomandazioni contenute nella Relazione finale della Commissione speciale d’inchiesta sul sistema regionale di tutela dei minori. Non si tratta di un capitolo chiuso, anzi. Proseguirà con determinazione l’impegno di realizzare in Emilia-Romagna quelle migliorie necessarie a rendere solida e impermeabile ad illeciti o scorrettezze la presa in carico dei bambini, bambine, adolescenti in difficoltà assieme alle loro famiglie. L’aver accertato la salute complessiva dei servizi sociali e in particolare delle procedure di affido e allontanamento temporaneo non significa che il nostro sistema dei servizi sia perfetto, ma neppure significa che debba alimentarsi una narrazione strumentale, diffamatoria e mistificante che colpisce i più fragili. Farò e faremo sicuramente tesoro del lavoro, anche emotivamente gravoso, che abbiamo svolto nei mesi scorsi. Vicini a chi soffre, non solo a parole ma con interventi mirati e una quota del Fondo sociale regionale, vicini ai tanti e tante assistenti sociali, a tutte le professionalità locali che continuano a lavorare con dedizione avendo subito, subendo ancora, minacce e intimidazioni. Ciò che deve passare è una cultura di centralità dell’infanzia, a prescindere dalla propaganda politica e dall’inchiesta giudiziaria sui servizi della Val d’Enza di cui attendiamo i passaggi processuali, dove la Regione si costituisce parte civile. Di seguito il mio intervento in Aula, anche in VIDEO, l’ordine del giorno approvato e l’articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio.
“Oggi si celebra la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che ricorda a tutto il mondo la Convenzione approvata dall’Assemblea Generale degli Stati Uniti il 20 novembre 1989. Tutelare i diritti delle persone più vulnerabili, quali i bambini e le bambine, è uno dei passi fondamentali per la realizzazione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Solo mettendo al centro i loro diritti sarà possibile lasciare un mondo migliore alle generazioni che verranno. I lavori della Commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutele per i minori ci hanno interrogato nel profondo, come individui e come rappresentanti eletti. Dal dolore per una vicenda drammatica per tutti abbiamo cercato di trarre le giuste domande e le conseguenti risposte. Sapendo che la nostra responsabilità primaria, nei confronti dei bambini e delle bambine, delle famiglie e delle persone che hanno sofferto e che continuano a soffrire, è quella di offrire risposte che riguardano non un’inchiesta giudiziaria (perché in questa deve essere riposta piena fiducia e sostegno al lavoro della magistratura), ma che riguardano la validità, oggi, di un impegno pubblico che da oltre settant’anni ha permesso di costruire certamente in Emilia-Romagna e anche nel Paese quello che chiamiamo Stato sociale.
Lo Stato sociale è nato perché le persone fossero finalmente cittadini e non sudditi, cioè potessero esigere diritti costituzionalmente garantiti attraverso servizi accessibili a tutti; perché ciascuno potesse contare su una protezione e non fosse solo nelle difficoltà della vita, in ogni campo. Lo Stato sociale e i servizi pubblici non sono acquisiti per sempre e non obbediscono a norme cristallizzate nel tempo ma si fondano su un patto, che sta alle istituzioni democratiche alimentare, rinnovare, riproporre ai cittadini e cittadine per adeguarlo ai bisogni. Non dunque, come qualcuno l’ha chiamata, una ideologia del pubblico, ma una profonda consapevolezza di equità sociale e di prossimità che attraverso la facilitazione e la regia pubblica, accorcia le distanze, colma i vuoti, sostiene le fragilità. Ebbene, non sembri fuori scala, ma l’impegno razionale, istituzionale, politico, ma anche emotivo che ha assorbito me come i miei colleghi e colleghe nei mesi trascorsi e nelle lunghe ore di ascolto, riflessione, dibattito, approfondimento in Commissione, mi ha sempre riportato alla responsabilità di questo patto sociale che nello specifico la Regione e le Comunità hanno stretto nelle forme democratiche e dello stato di diritto.
Le domande a cui abbiamo cercato di rispondere e a cui risponderemo, sono accomunate da una domanda di fondo: i servizi per l’infanzia e per le famiglie, il sistema delle tutele così come vigenti e applicate, sono all’altezza del patto che abbiamo stretto con la nostra Comunità? Ebbene, da già Sindaca di un Comune, forgiata da esperienze umane e amministrative di curatela di minori, ho potuto apprezzare lo sforzo della nostra organizzazione regionale, nel farsi carico (come sempre, perché lo abbiamo fatto anche per la violenza contro le donne) di una legislazione nazionale frammentata e inadeguata, per affermare un principio, quello del superiore interesse del minore, che non saranno le presunte gravissime responsabilità di pochi a distogliere dal nostro sguardo e dal nostro impegno.
In tal senso possiamo affermare con le illuminanti parole del Presidente Spadaro che “il sistema è sano” soprattutto per le evidenze che, valutate con onestà intellettuale, sono emerse in audizione dalle molteplici competenze incrociate, sociali, sanitarie, istituzionali, associative, familiari, giuridico-legali.
Ci basta? Giammai!
Il sistema è sano non significa che il sistema dei servizi sia perfetto, ma neppure che debba alimentarsi una narrazione strumentale, diffamatoria e mistificante che colpisce i più fragili. Tanto più che a titolo personale dico che la Commissione è stata utile, al netto degli accenti impropri, perché a tutti noi ha permesso di entrare nei dettagli che ciascuno giustamente utilizzerà come crede. Io ne farò sicuramente tesoro.
La disomogeneità territoriale nella qualità e quantità delle prestazioni sociali a sostegno non solo dei minori ma anche delle famiglie in difficoltà, una certa frammentarietà di rapporti e di interventi da parte delle diverse competenze, la non completa attuazione delle Linee guida regionali per l’assistenza delle vittime di maltrattamenti e delle norme anche nazionali per il sostegno dei minori in chiave di superamento dei disagi e reinserimento nelle famiglie; ancora, la parziale e incompleta raccolta e trasmissione dei dati inerenti gli affidamenti, rappresentano problemi reali che è nostra responsabilità contribuire a risolvere con determinazione, pur non avendo tutte le competenze.
Ma questa è la nostra cifra, la cifra della nostra regione: farsi carico degli obiettivi di sistema, non nascondersi dietro le competenze ma trovare il modo per sostenere le persone, tutte le persone.
Per questo, ritengo che sarà necessario, partendo dal competente lavoro svolto dalla Commissione, promuovere una specifica normativa sulla tutela, protezione e sostegno ai minori e alle famiglie che integri e rafforzi la legge 14 del 2008, ma al contempo aggiorni gli strumenti a disposizione, rafforzi l’integrazione dei servizi, individui criteri omogenei di attuazione degli indirizzi regionali, pur nel pieno rispetto delle autonomie locali titolari esclusivi dei servizi sociali, nonché potenzi le professionalità a disposizione di minori e famiglie.
Ecco perché ritengo indispensabile, in particolare, vincolare a tale scopo parte del fondo sociale regionale, istituire un osservatorio ad hoc che renda rigorosa e scientifica la raccolta dei dati per una lettura quali-quantitativa degli stessi e che si colleghi con l’osservatorio nazionale per una sempre maggior condivisione dei presupposti e delle prospettive.
Ciò che deve passare è una cultura di centralità dell’infanzia, a prescindere da inchieste giudiziarie e propaganda politica.
Perché quando cala il sipario, in realtà anche prima che si fosse levato, troppo pochi rimarranno a presidiare il tema e noi dobbiamo impedirlo. Ecco, perché Colleghi, ne parleremo a lungo, molto più di quanto voi possiate immaginare. Esiste, infatti, un sentimento che diventa pratica politica di umanità, vicinanza, verità e impegno che non cesserà fino a quando ci sarà un bambino che soffre vicino a noi o nell’angolo più remoto del Pianeta.
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