Il traffico di esseri umani coinvolge centinaia di migliaia di persone nel mondo, in maggioranza donne e bambini. La definizione di strategie di gestione, controllo e contrasto della tratta è questione di civiltà, di lotta alla criminalità e di integrazione necessaria. Della “presa in carico” di questo dramma umanitario e sociale abbiamo parlato nel convegno “Il traffico di esseri umani in Italia: strategie, prevenzione e contrasto in un Paese di frontiera”, a cui ho portato un contributo focalizzato sulle politiche di genere e di rispetto dei richiedenti asilo Lgbti. Promosso dal Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna e patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna, introdotto e moderato da Giancarla Codrignani, ha visto gli interventi di Susanna Zaccaria (Assessora pari opportunità del Comune di Bologna), di docenti, esperti e magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, dei funzionari che gestiscono il progetto regionale Oltre la Strada, un esempio virtuoso a livello nazionale.
Dal 2000 ad oggi sono state oltre 3.200 le persone prese in carico in Emilia-Romagna da Oltre la Strada, con una media di 170 nuove persone all’anno. Attualmente sono 242 (per il 92 per cento donne, in larghissima parte provenienti dalla Nigeria) con 103 nuove prese in carico nel corso del 2019. Come termine di confronto, il sistema nazionale accoglie circa 1.200 vittime. Il presidente Antonio Giannelli della commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale ha dato una grande spinta al lavoro in questi anni, riuscendo a triplicare nel 2019 il personale a disposizione per i colloqui, mantenendo allo stesso tempo sempre una fortissima attenzione per il tema della tratta e – fatto non scontato – anche per i temi del grave sfruttamento lavorativo. L’impegno messo in campo dalla Regione e dagli altri presìdi territoriali, oltre a permettere alla vittima di una inaccettabile violazione dei diritti umani di riprendere il suo percorso di vita, rappresenta un contributo per la repressione dei reati grazie ad un percorso di inserimento e orientamento al lavoro che porta a denunce e ad una collaborazione con l’autorità giudiziaria. È importante oggi – dopo anni segnati da una rincorsa dell’emergenza – riannodare i fili del lavoro di rete in Italia, mettere a confronto le reciproche esigenze e prospettive di intervento, promuovendo momenti di confronto tra i diversi attori impegnati in materia, e occasioni di formazione congiunta.
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