Via libera all’unanimità in commissione Parità e Diritti ad una risoluzione del Partito Democratico a prima firma Luciana Serri, sostenuta anche da Sinistra italiana e gruppo Misto, che pone la necessità di sbloccare tutte le disposizioni in favore degli orfani per femminicidi domestici, anche attraverso il ricorso alla Conferenza delle Regioni. Anche a seguito della nostra richiesta di una piena e completa attuazione della legge n.4 dell’11 gennaio 2018, il Governo nazionale ha reso noto l’imminente pubblicazione dei decreti attuativi necessari. Lo sblocco consentirà di utilizzare per borse di studio, formazione e inserimento al lavoro 12,5 milioni stanziati sul 2019 e 14,5 milioni sul 2020, cifre che saranno strutturali. La legge 4 ha messo in campo strumenti davvero importanti per aiutare gli orfani di madre uccisa dal coniuge, anche separato o divorziato, o dal convivente. Solo in Emilia-Romagna – si riporta nella Risoluzione – tra il 2006 e il 2015 sono state uccise 101 donne: l’80% delle vittime era di origine italiana e la maggior parte aveva tra i 46 e i 60 anni; il 78% degli autori è italiano (in linea col dato nazionale) e la maggior parte dei femminicidi (65%) avviene nel contesto di una relazione intima tra la vittima e l’autore, in corso o conclusa, tanto che in 6 casi su 8 l’omicida è il partner, il marito, il convivente o l’ex. Anche se nella nostra regione si può contare su una rete di servizi sociali territoriali e sanitari che, rispetto alle tematiche della protezione e tutela dell’infanzia e del sostegno alle figure parentali, garantiscono interventi accurati, è per noi indispensabile sbloccare i finanziamenti e le tutele statali. VEDI ANCHE:
Abbiamo approvato poi la Risoluzione a prima firma della collega PD Nadia Rossi, che impegna la giunta regionale a chiedere al governo nazionale “una normativa equa, antidiscriminatoria ed efficace nella regolamentazione del professionismo sportivo”, dando modo alle donne di praticare sport a livello professionistico con pari tutele. I recenti risultati della nazionale femminile di calcio hanno acceso l’attenzione sul tema, ma le tante eccellenze presenti nei diversi sport continuano a non essere valorizzate. Non avere contratti a livello professionistico significa “non usufruire di una contrattazione collettiva e di diritti minimi come l’assicurazione medica, la tutela in caso di invalidità e copertura della maternità”. Inoltre, “a livello fiscale, spesso quello che viene erogato non è uno stipendio, ma fittizi rimborsi spese, premi e indennità, non assoggettati alla contribuzione ordinaria, che al termine della carriera sportiva non danno diritto né alla pensione né al trattamento di fine rapporto”. Occorre un provvedimento legislativo che dia adeguata soluzione a una situazione discriminatoria inaccettabile.
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