(Ravenna, 30 agosto) Alla Festa nazionale dell’Unità al Pala De André di Ravenna, in sala ‘Benigno Zaccagnini’, sono intervenuta per “La medicina di genere: finalmente la legge” con la senatrice e prima proponente della legge nazionale ora in vigore, Paola Boldrini, il componente tavolo nazionale PD Sanità Adriano Sacco, la vicedirettrice del Centro per la medicina di genere dell’Università di Ferrara Fulvia Signani. Qui il VIDEO integrale di una discussione densa di informazioni e riflessioni, moderata dalla scrittrice Camilla Ghedini. Nel mio intervento ho sottolineato come la nostra matrice culturale egualitaria e concreta della medicina equity orientend sia nettamente contrapposta all’approccio arretrato delle destre che ha tenuto fermo il Paese. L’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.

Dagli anni ’90 sappiamo che molte malattie possono presentare una diversa risposta alle terapie e reazioni avverse ai farmaci differenti tra uomini e donne. Anche l’accesso alle cure presenta rilevanti disuguaglianze legate al genere. Insomma, la medicina di genere deve essere considerata una necessaria e doverosa dimensione multidisciplinare della medicina per migliorare la prevenzione e la cura personalizzata colmando lacune di formazione e pratica clinica. La Regione Emilia-Romagna per prima in Italia ha inserito questo obiettivo nel piano sociale e sanitario (scheda 9) in forza dell’art. 10 della legge regionale n. 6 del 2014 per la parità e contro le discriminazioni di genere. Tutelare nei fatti il diritto alla salute e rimuovere disuguaglianze inaccettabili tra generi, è la sfida da vincere.