(3 aprile) Nell’ambito delle Giornate reggiane per la legalità e contro tutte le mafie, un incontro denso e partecipato con gli studenti dell’Istituto professionale superiore Mario Carrara di Novellara dal titolo “Cinema & saperi contro la mafia”. La Sindaca Elena Carletti in apertura ha dato anche una testimonianza personale parlando del 23 maggio 1992 -data del suo compleanno e dell’inaudita strage mafiosa che colpì attraverso il Giudice Falcone la stessa democrazia italiana- come del giorno della consapevolezza, in cui cambiò per sempre la sua prospettiva sul mondo. Proprio a partire da quella strage è maturata in lei, come in molte persone nel Paese, la volontà di spargere semi di consapevolezza antimafia, di legalità, nelle giovani generazioni che non hanno vissuto quella stagione. Portando i saluti della Regione, per parte mia ho sottolineato la necessità avere un approccio mai indifferente, mai di sottomissione, a ciò che ci circonda. I valori della giustizia sociale e democratica vanno coltivati e custoditi come faremmo con le cose più preziose che ci appartengono.
Essere cittadini e cittadine responsabili significa conoscere i propri doveri e diritti e significa dunque chiedere conto alle Istituzioni del loro operato per attuare ogni giorno e con coerenza la Costituzione. Chi ci rappresenta ai vari livelli, e noi tutti, stiamo usando i nostri diritti e gli strumenti di conoscenza, di giustizia, di democrazia a nostra disposizione per togliere ossigeno alle illegalità e alle mafie? Altrettanto importante è la costruzione di uno stigma sociale sulla mafia che tolga ogni aurea di rispetto o persino ammirazione. Perché la rappresentazione televisiva a volte strizza l’occhio ad una realtà e cultura mafiosa che – lo abbiamo ribadito con forza – fa schifo, come fa schifo la vita dei suoi esponenti. Un aspetto questo che ha ripreso Monica Zapelli, sceneggiatrice de I cento passi e Felicia Impastato, interessata sin dal suo esordio a indagare la quotidianità delle famiglie mafiose più che le loro violenze eclatanti. Emblematica e foriera di speranza è la figura di Felicia Impastato che ha creduto fino in fondo nella Giustizia rigettando la cultura mafiosa,
costituendosi parte civile nel procedimento contro i veri responsabili dell’omicidio del figlio Peppino e contribuendo, con il suo coraggio quotidiano, a smantellare il depistaggio sulle indagini. Le donne, se capaci di emanciparsi da contesti patriarcali feroci, sono la forza del vero cambiamento, quello che attraverso una tenace trasmissione dei saperi può emancipare l’intera società. Mai voltarsi dall’altra parte, è l’insegnamento ripetuto durante l’iniziativa anche dallo storico Davide Conti: dobbiamo tutti nutrire il dubbio e una dialettica con la nostra storia che impedisca di assuefarci al male. Come diceva lo stesso Peppino Impastato “dobbiamo ribellarci, altrimenti non ci accorgeremo più di niente”, e perderemo la nostra umanità.
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