(Ancona) «Il coraggio di cambiare le cose è una componente essenziale della buona amministrazione. Con questa proposta di legge regionale sulla doppia preferenza di genere stiamo dando un contributo importante al lavoro della Regione, anche di chi verrà dopo di noi, perché va ad incidere positivamente sulla natura e la qualità della partecipazione democratica.» Queste le parole del presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, intervenuto al Convegno “Doppia preferenza di genere, una questione di democrazia paritaria e civiltà”, promosso dal Comitato spontaneo regionale “Voce donna” con l’Assessorato alle Pari Opportunità, quale occasione di ascolto e confronto sulla rappresentanza e partecipazione effettiva politico-istituzionale delle donne. Assieme a me, invitata in qualità di coordinatrice nazionale delle CRPO, l’Assessora regionale Manuela Bora, la presidente della Commissione Pari Opportunità marchigiana Meri Marziali, la vicepresidente Marcella Fala. Hanno partecipato l’ex presidente Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, Francesca Puglisi e la presidente di EWA Alessia Centioni.

La battaglia per l’introduzione della doppia preferenza di genere nelle leggi elettorali regionali è in pieno svolgimento: sino ad ora neppure la metà delle Regioni italiane l’ha adottata, e anche l’Assemblea delle Marche non ha trovato il necessario consenso interno nonostante l’impegno di tante donne e uomini, consapevoli che la Democrazia paritaria è un obiettivo di qualità sistemica che si accompagna al concetto di sviluppo e di emancipazione dell’intera società. Dove questo correttivo elettorale non c’è o non è stato ancora messo alla prova la situazione è arretrata, con gli esempi peggiori dati dai Consigli di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sardegna (3 elette su 59). Durante il convegno abbiamo anche ricordato la mobilitazione contro il disegno di legge Pillon, in corso in più di 100 piazze italiane, che può rappresentare plasticamente l’esito di una politica culturale e istituzionale androcentrica che comprime e annulla i diritti dei minori, che annienta le donne.