(Roma, 23 ottobre) COMUNICATO STAMPA. Audizione a Palazzo Madama della coordinatrice nazionale delle commissioni regionali di Parità. A svolgere l’attività di caregiver (colui o colei che offre assistenza a un parente malato) sono circa 120 mila persone in regione, la maggior parte donne tra i 45 e i 55 anni. L’Emilia-Romagna in prima fila con la sua legge sul caregiving (l’assistenza a un familiare non autosufficiente) e prima in Italia ad approvarla già nel 2014. E proprio l’esempio emiliano-romagnolo è stato portato oggi a Palazzo Madama dalla coordinatrice delle commissioni pari opportunità di Regioni e Province Autonome, Roberta Mori, durante le audizioni previste dalla commissione Lavoro del Senato sui disegni di legge per il sostegno ai caregiver familiari. “Serve una legge dello Stato che valorizzi e supporti concretamente questo welfare invisibile.”
I caregiver familiari sono stimati, in tutta Europa, pari al doppio degli operatori professionali: la stima Istat in Italia è di circa 7 milioni di persone che, nel contesto familiare, si prendono cura gratuitamente e regolarmente di adulti anziani, di malati e di persone disabili. Si tratta prevalentemente di donne, con famiglia e figli, di età compresa tra 45 e 55 anni che, per dare cura, spesso sono costrette a lasciare il lavoro. In Emilia-Romagna sono 120 mila persone a svolgere questo compito per almeno 20 ore settimanali, tra loro anche giovani. Le linee attuative emanate dalla Regione tratteggiano la situazione del caregiver familiare: “Svolge anche 7 ore al giorno di assistenza diretta e 11 ore di sorveglianza – spiega Mori -, per una media di 8-10 anni nel caso di persone anziane non autosufficienti, per tutta la vita nel caso di disabilità congenita grave”. “La Regione Emilia-Romagna favorisce accordi con le rappresentanze delle compagnie assicurative che prevedano premi agevolati per le polizze stipulate dal caregiver familiare a copertura di infortuni e della responsabilità civile collegati all’attività prestata;
promuove intese ed accordi con le associazioni datoriali, tesi ad una maggior flessibilità oraria che permetta di conciliare la vita lavorativa con le esigenze di cura; promuove un programma di aggiornamento, formazione e sensibilizzazione degli operatori sociali”. Proprio perché “quello dei caregiver familiari è un welfare invisibile” ma importante perché “pagando un prezzo personale molto alto si prendono cura e assistono anziani e disabili gravi o gravissimi non autosufficienti”, Mori auspica che dal Parlamento arrivi presto un riconoscimento dei loro diritti.
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