(Bologna, 14 ottobre) Dall’articolo uscito su La Repubblica: «Mentre calano gli aborti in regione, con 558 interruzioni volontarie di gravidanza in meno tra 2016 e 2017, il tema dei ginecologi obiettori di coscienza rimane centrale anche in Emilia-Romagna. L’ultima relazione dell’assessorato regionale alla salute, relativa ai dati del 2017, registra un 50,5% di obiettori in media da Piacenza a Rimini. Più della metà dei ginecologi, dipendenti dalle varie Asl, sceglie di non praticare l’aborto. Una cifra in leggera crescita rispetto al 2016, quando questa percentuale si attestava sul 49,8%. In termini assoluti, si tratta di tre obiettori in più rispetto all’anno precedente (213 anziché 210) ma è una situazione a macchia di leopardo. Se infatti la relazione fa notare che i corrispondenti dati medi nazionali relativi al 2016 risultano decisamente più elevati, toccando quota 70%, ci sono dei “picchi” significativi anche in Emilia. Nell’Azienda ospedaliera universitaria di Bologna Sant’Orsola-Malpighi, la percentuale dei ginecologi obiettori supera l’80%, più alta persino della media nazionale.

Dopo il Sant’Orsola, è l’azienda ospedaliero universitaria di Ferrara, il Sant’Anna, a registrare la percentuale più alta di obiettori, con il 69,2%, mentre fino al 2016 era ferma al 30%. Segue l’Ausi di Piacenza, dove però la percentuale è consolidata nel tempo: 66,7% di ginecologi obiettori, cioè 24 su 36. Le percentuali diminuiscono molto se si guarda ad altre figure professionali, comunque coinvolte negli interventi. Gli anestesisti obiettori ad esempio in Emilia sono il 27,1%, in calo rispetto al 2016. “La sanità regionale è efficiente anche nella prevenzione delle IVG e applica la 194 mettendo al centro i Consultori pubblici- dice la consigliera regionale Roberta Mori -. L’obiezione di coscienza coinvolge una delle percentuali più basse del Paese ma l’impegno che ci ispira è impedire che possa interferire con i diritti e la salute delle donne”.»