(10 ottobre) Stop al disegno di legge Pillon: è la decisione presa oggi dalla maggioranza in Regione, approvando una Risoluzione, a prima firma della collega PD Francesca Marchetti, che impegna la Giunta a prendere posizione contro il merito e anche il metodo della proposta Lega-5stelle in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità. Ho sottoscritto il testo e l’ho portato in Commissione Parità e Diritti delle Persone, per un’approvazione urgente quanto necessaria che rafforza l’ampia mobilitazione sociale e politica di queste settimane tesa a impedire una controriforma del Diritto di famiglia in senso misogino e “adultocentrico” in quanto peggiorativa sia per le donne che per i minori coinvolti nelle separazioni. Come si è detto, non ci sono i presupposti per migliorarla, occorre invece sospenderne l’iter anche considerando la forzatura governativa nell’escludere una doverosa consultazione di istituzioni, associazioni, rappresentanze femminili, professionisti del diritto, non a caso quasi tutti contrari.

Fra gli aspetti più negativi vi sono la prevalenza del punto di vista economico e patrimoniale degli adulti rispetto all’interesse primario dei figli e delle figlie minori, oltre all’obbligo di ricorrere a mediazione professionale a carico delle parti che viola i diritti delle donne nei contesti di violenza domestica e, ancora, la previsione di legare la permanenza nella casa alla proprietà, nonché l’abolizione dell’addebito della separazione, con conseguenze inevitabili di aumento della conflittualità intrafamiliare e di impoverimento delle madri che sono nella grande maggioranza la parte più debole ed esposta. Insomma, un disegno di legge che vorrebbe una sorta di ritorno al patriarcato, sgrammaticato dal punto di vista istituzionale e anche anticostituzionale.

Qualsiasi emendabilità di un tal provvedimento è messa a rischio dalla tragedia che lo pervade. Gravissimo il fatto che esso non semplifica la separazione, ma addirittura può rendere orfani i bambini se la mediazione non va a buon fine. Siamo di fronte a una postura culturale che si traduce in diritto lontano anni luce dei bisogni delle persone ed è per questo che abbiamo impegnato la Regione a coinvolgere i parlamentari eletti in Emilia-Romagna e sollecitare l’attivazione di consultazioni sulla materia con tutti i soggetti istituzionali, associativi e professionali interessati, comprese le rappresentanze femminili, le associazioni familiari e le figure di garanzia per i minori. In corso di seduta si è evidenziata la scelta dei consiglieri del Movimento 5 stelle e della Lega di disertare la Commissione.