(Cagliari, 21 settembre) “Democrazia paritaria: riflessioni e strumenti per l’uguaglianza” è il titolo dell’incontro tenuto a Palazzo Regio dalla Conferenza nazionale delle Commissioni di pari opportunità regionali, su invito della Collega Gabriella Murgia. Occasione importante, di approfondimento delle recenti leggi sarde di introduzione nel sistema elettorale della doppia preferenza di genere e di istituzione del ‘reddito di libertà’ quale sostegno minimo alle donne per uscire dalla violenza domestica. Occasione anche per prendere posizione come coordinatrice nazionale su quella che definisco “deriva” del linguaggio e dell’approccio culturale del Governo, che va avanti su riforme come il DDL Pillon sulla testa delle donne, mentre tace sulle necessarie misure per la prevenzione della violenza di genere e per incentivare l’occupazione femminile in Italia. Un grazie alla redazione di Sardegna 1TV  per aver ospitato una nostra intervista e, di seguito, il Comunicato stampa della Conferenza nazionale.

SERVE CONFRONTO PUBBLICO SU DDL PILLON E PREVENZIONE ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE. La Coordinatrice nazionale delle Commissioni di pari opportunità di Regioni e Province autonome, Roberta Mori: «LE ITALIANE STANNO PERDENDO DIRITTI, IL GOVERNO DIA LORO VOCE E RISPETTO». Una «forte preoccupazione» per l’arretramento della condizione femminile su autonomia economica e diritti acquisiti, violenze subite, irrilevanza in termini di condizionamento dell’agenda politica. La esprime a nome delle colleghe presidenti Roberta Mori, terminati i lavori della Conferenza Nazionale delle Commissioni regionali di Pari opportunità a Palazzo Regio, al centro i recenti provvedimenti assunti dalla Regione Sardegna quali la doppia preferenza di genere nella normativa elettorale e il reddito “di libertà” per uscire dalla violenza. «In Italia cambiano i governi e le maggioranze ma una cosa resiste al cambiamento: il mancato coinvolgimento delle donne nelle politiche che impattano sulla loro vita»

– è l’amaro commento della coordinatrice e presidente Commissione Parità della Regione Emilia-Romagna a fronte delle prospettate riforme sul Diritto di famiglia e sui sostegni alla maternità in assenza di qualunque confronto. «Le proposte contenute nel Disegno di legge Pillon richiedono una riflessione ben più ampia e approfondita – sottolinea Mori – poiché rischiano di minare lo sviluppo armonico di bambine e bambini figli di coppie separate, aggravare i costi della separazione compresi quelli immateriali per il coniuge più debole, ignorare una realtà discriminatoria per le donne.» «Le donne italiane non hanno bisogno di paternalismo quanto di concretezza e ascolto, voce e rispetto» secondo Mori, «mentre al contrario assistiamo solo ad una deriva violenta e muscolare del linguaggio.» Inoltre, con un’occupazione femminile nazionale sotto il 50% e una rappresentanza di donne nelle istituzioni locali e regionali che in media non supera il 20% «il Paese non va da nessuna parte», è il ragionamento. «Per questo chiediamo l’apertura di un confronto di merito su politiche strutturali di vero cambiamento, adeguate a liberare il potenziale femminile inespresso a beneficio dello sviluppo economico, sociale e civile – rilancia la coordinatrice nazionale. I temi su cui intervenire con urgenza sono misure di prevenzione dei femminicidi, educazione e contrasto agli stereotipi discriminanti, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, incentivazione, agevolazione, sgravi che colmino l’inaccettabile gap occupazionale e retributivo che frena la ripresa e sta negando opportunità a tante giovani donne. «Cogliendo una preoccupazione sociale che sta crescendo e si sta già mobilitando – è la conclusione della presidente Mori- la Conferenza nazionale chiede ai rappresentanti del Governo e del Parlamento un confronto pubblico concreto con le donne e per le donne, preliminare a qualunque modifica di norme o conquiste di equità sociale.»