In Emilia-Romagna il Reddito di solidarietà è stato sinora erogato a 8mila nuclei familiari, circa 20mila persone. Da settembre 2017, avvio della misura, a maggio 2018, il rapporto di monitoraggio curato dall’Università di Modena e Reggio Emilia accerta oltre 21mila richieste a livello regionale, 625 alla settimana. 2.224 sono le domande presentate ai Servizi sociali comunali in provincia di Reggio Emilia, di cui 1.425 in corso di valutazione da parte dell’Inps. In 8 mesi di applicazione, nel Reggiano il RES è stato concesso a 591 nuclei familiari. Ricordo che per questo contributo economico mensile, che è associato a un programma di attivazione e reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari, la Regione ha stanziato 33 milioni di euro per il 2018 e 35 per il 2019. Nel frattempo abbiamo deliberato di integrare il RES con il sistema di norme previste a livello nazionale dal Reddito di inclusione (Rei), allargando la misura: sale l’importo minimo e sarà erogato per più tempo, con una platea di soggetti più ampia.
Il contributo mensile per una persona passa dagli attuali 80 a 110 euro -cifra minima- fino a un massimo di 352 euro per un nucleo composto da 6 persone (l’importo del sussidio si modula secondo la scala di equivalenza Isee, parametro che permette di confrontare situazioni familiari differenti). Quanto ai requisiti, potrà essere richiesto con un Isee non superiore a 6 mila euro l’anno, il doppio rispetto ai 3mila precedenti, e un valore del patrimonio immobiliare (diverso dalla casa di abitazione) non superiore a 20.000 euro. Sale inoltre da 12 a 18 mesi la durata del beneficio, trascorsi i quali non potrà essere rinnovato se non dopo sei mesi, e soltanto per un anno. Infine, è necessaria la residenza in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi continuativi. Oggi il RES è una opportunità ampiamente diffusa in tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna (QUI il prospetto per distretto sociosanitario). Di seguito il dettaglio del monitoraggio con i destinatari.
Sono circa 8mila i nuclei familiari che possono contare sul RES. Una analisi precisa sull’attuazione della misura è contenuta nel rapporto realizzato dall’Università di Modena e Reggio Emilia, sulla base dei dati disponibili nel sistema informativo regionale e ricompresi fra il settembre 2017 e il maggio 2018. In questo periodo, e quindi in poco più di 8 mesi di operatività, le domande inoltrate dai cittadini ai Servizi sociali del proprio Comune di residenza per ricevere il Reddito di solidarietà sono state complessivamente 21.238, 625 alla settimana, su una popolazione residente di 1.997.372 persone. Di queste, le richieste sulle quali l’Inps sta verificando i requisiti richiesti sono oltre 12.700. A maggio scorso, i nuclei familiari già ammessi al contributo erano 6.223, ai quali si aggiungono i 494 che usufruiscono della misura nazionale. Le domande respinte sono state 1.809, con un tasso di rigetto per entrambe le misure del 21%. A livello territoriale, nella provincia di Bologna sono stati 1.792 i nuclei familiari ad aver già ottenuto il RES, 896 in quella di Modena, poi Reggio Emilia (591), Ravenna (552), Ferrara (524), Parma (598), Rimini (496), Forlì-Cesena (514) e Piacenza (323). Tutti i territori sono dunque attivi e impegnati nel contrasto alla povertà assoluta.
DAI NUCLEI UNIPERSONALI AI WOORKING POOR, A CHI VA IL RES. I nuclei che usufruiscono del RES sono composti da una sola persona nel 44,7% dei casi, senza figli a carico (66,2%). Oltre Il 60% di coloro che richiedono il beneficio regionale ha più di 45 anni, e di questi, più del 33% ne ha dai 56 in su.
A chiedere i contributi previsti dalla misura regionale sono uomini e donne in percentuali simili: rispettivamente 50,6% e 49,4%. Infine, significativa la presenza in famiglia di almeno un componente che lavora (61,5%), anche se in modo precario o pochissimo pagato. Si tratta dei cosiddetti woorking poor, simbolo del deterioramento della propria funzione protettiva dell’occupazione rispetto al rischio di povertà. Va anche sottolineato il fatto che per quasi 1.000 beneficiari del RES (957 per la precisione) sono inoltre state attivate misure di inclusione socio lavorativa (orientamento, formazione, tirocini) previste e finanziate dalla Legge regionale 14 del 2015 che mira all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità. Si è dunque creato un circuito virtuoso tra Reddito di solidarietà e inclusione lavorativa prevista dalla norma regionale, che rafforza il versante attivo del contrasto alla povertà.
FORMAZIONE, CONVENZIONE INPS E PROTOCOLLI D’INTESA: LA COSTRUZIONE DEL RES. Per progettare una misura come il RES, ad oggi in mano a oltre 8mila famiglie in Emilia-Romagna, sono serviti diversi passaggi, tutti estremamente importanti: uno studio di fattibilità sulle condizioni socio-economiche dell’Emilia-Romagna corredato dall’elaborazione di stime previsionali sui tassi di povertà; una legge regionale e successive modifiche in parallelo all’evoluzione della normativa nazionale; due Protocolli d’intesa con il Ministero del Lavoro e con il Ministero dell’Economia; una convenzione con INPS per l’erogazione del sussidio; l’elaborazione di un software regionale per l’immissione delle domande; attività di formazione del personale appartenente agli oltre 300 Comuni emiliano-romagnoli.
QUESTA MATTINA HO INCONTRATO UN RAGAZZO, (CIRCA 50 ANNI) NON SPOSATO E TROVA SOLO LAVORI SALTUARI. VIVE CON LA MADRE VEDOVA E MANGIANO CON LE SUE PENSIONI, MA SOLO CHE ARRIVA UNA SPESA IMPREVISTA SONO GIA’ NEI GUAI…. LOGICAMENTE L’HO INDIRIZZATO A FARE LA DOMANDA DEL REI, MA SICURAMENTE LE PROCEDURE SARANNO ABBASTANZA LUNGHE.
SEMPRE STAMATTINA HO TRASMESSO I DATI PER FAR AVERE I BENEFICI DELLA QUATTORDICESIMA SULLA PENSIONE AD UNA SIGNORA, IL CUI CONIUGE HA UN REDDITO LORDO CHE SUPERA I 100.000 € (MA NON VA’ CONSIDERATO) E IL MESE PROSSIMO SICURAMENTE PERCEPIRA’ LA SOMMA AGGIUNTIVA DELLA PENSIONE. CHE DISCREPANZE!!! SE NON INGIUSTIZIE!!!