(Bologna, 4 luglio) Ventotto casi analizzati, ventisette accolti e 201 mila euro erogati. Sono questi i numeri di un anno di attività della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reati, illustrati dal presidente, lo scrittore Carlo Lucarelli e dalla direttrice Elena Buccoliero in commissione Parità e Diritti delle Persone. Le 27 richieste di aiuto riguardano violenze domestiche contro le donne (dieci istanze), reati di violenza su minori e altri gravi reati, di cui tre per omicidio. “Guidando questa Fondazione – ha detto Lucarelli – ho la sensazione di fare una cosa buona, anche perché spesso il nostro aiuto, psicologico e materiale, infonde coraggio nelle vittime. Cerchiamo di dare un sostegno tempestivo: un concetto, questo, molto emiliano-romagnolo. Esiste una rete di supporto, fatta di volontari e assistenti sociali, che funziona nella nostra regione”. Inoltre: “Se dovessimo stare alle richieste che riceviamo per una maggior sicurezza, dovremmo mettere le telecamere soprattutto dentro casa.”

Poi un esempio negativo: “Abbiamo stanziato dei fondi per una giovane vittima di stalking da quando è ragazzina. L’uomo è stato denunciato e arrestato, ma ogni volta che esce dal carcere ricomincia. La donna ora è costretta a espatriare. Dal mio punto di vista questo è un fallimento. Io guido la Fondazione con l’idea che chi pensa all’Emilia-Romagna pensi a una regione bella e accogliente, non a una regione da cui scappare”. Negli interventi in Commissione è emersa l’importanza del ruolo attivo di Sindaci e Sindache, che di fatto segnalano i casi, come il rapporto personale che la Fondazione instaura con le persone che hanno subito violenza. E’ da diffondere sempre di più anche nelle scuole il concetto che la comunità e le istituzioni non lasciano sole le vittime dei reati. Ho sottolineato come tutti noi siamo a disposizione perché l’attività della Fondazione sia sempre più efficace e per sostenerla promuoveremo insieme azioni anche non convenzionali, come la divulgazione presso gli Istituti superiori di un Gioco di ruolo a tema, realizzato con finanziamenti della Regione. Nel dettaglio, dei 201.000 euro erogati oltre la metà riguardano la violenza sulle donne

(72.500 per violenza subìta da partner o ex, 35mila euro per violenza subìta da conoscenti o sconosciuti), il 21% riguarda violenza sui minori (41.500 euro), e il 27,67% (quindi 52 mila euro) riguardano omicidi o gravi lesioni. Guardando le singole province, nel 2017 sono state due le istanze finanziate a Piacenza, a Parma, a Modena e a Bologna, tre a Ferrara, nove a Reggio Emilia, cinque a Rimini e solo una a Ravenna e a Forlì-Cesena. “Spicca Reggio Emilia -ha sottolineato Buccoliero – per casi di violenza sui bambini e Rimini per fatti di cronaca molto violenti, come l’aggressione con l’acido a Gessica Notaro e quella in spiaggia alla coppia polacca” della scorsa estate. Alla violenza di genere è stato dedicato il 36% dei fondi del 2017 e per ogni istanza è stata erogata una somma variabile tra i 5 mila e i 12.500 euro. La Fondazione ha finanziato dieci richieste di aiuto e sono stati tutti casi di violenza domestica. Le istanze venivano da Reggio Emilia (tre) Bologna (una), Modena (una), Piacenza (due) e una soltanto per quanto riguarda le province di Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini. Per quanto riguarda i femminicidi, i casi registrati in Emilia-Romagna nel 2016 sono stati 12, quattro nel 2017. Per quanto riguarda i minori, le sei istanze accolte riguardano, in un caso, maltrattamenti fisici reiterati e, in cinque casi, violenza sessuale. La provincia più coinvolta è appunto Reggio Emilia (si contano quattro casi sul territorio) mentre solo un caso riguarda Modena e uno Ravenna.